Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/190

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Non alla destra inai, non alla manca
piega, ma dritta va finché perviene
alla cugina sua canuta e bianca.
70La qual, d’un seme tanto avendo piene
le viscere, passato il sesto mese,
ad incontrarsi al Re del cielo viene.
Madonna, che la vede, in un cortese
atto saluta quella; e con prestezza,
75d’amor sospinte, vengon alle prese.
Del lor saluto mosse tal dolcezza,
che l’uno e l’altro figlio, in dolce foco
ardenti, segno fecer d’allegrezza.
Onde Isabetta, con tremor non poco,
80rapita dallo Spirto e in fiamme assorta,
chiamò con suono ardito e non giá roco:
— Oh benedetta fra le donne! oh scorta
fida delli figliuoli d’Èva, mentre
sei del mar stella, sei del cielo porta !
85Oh benedetto il frutto del tuo ventre!
E chi son io? qual grazia in me, qual merto,
che tu, di Dio la Madre, a me sottentre?
a me, ch’esserti serva pur non merto,
perché tu entrar? Ed ecco al tuo Bambino
90saltella il mio, che tengo in me coperto.
Io dico, al tuo Figliuolo alto e divino
il mio, cui Tesser suo da Quel deriva,
tutto si rallegrò devoto e chino!
Ed oh beata te, che per la viva
95tua fede il desir casto or franco vola,
naviga in porto ed ove torse arriva!
Tu Vergine, tu Madre, tu Figliuola,
tu Sposa di quel Re, che l’alto incarco
dell’universo ha in la sua destra sola! —
100A tanto dir basso Madonna il parco
lume degli occhi e la parola insieme,
dicendo: — Siamo giunti al nobil varco,