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236 caos del triperuno


I o mi discopro e la cagion di tanta
L ite fra loro cerco di sapere.
— L asso! — rispose un vecchio — non m’accorsi
A vvolto in un agnello esser un lupo!

LAMENTO DI CORNAGIANNI

P iangeti meco, voi fiere selvatiche,
V oi sassi alpestri, voi monti precipiti,
R ipe, virgulti e stipiti:
I esú da noi si parte, ché le pratiche
T rovate fra pastori tanto crebbero,
A imè! ch’al fin non ebbero
S e non forza di far le gregge erratiche.

A hi mercenaro e lupo insaziabile, [Imminet erranti furque lupusque gregi.]
N ato d’inganno e mantellata insidia!
I n cui tanta perfidia
M ai puote luogo aver? O incommutabile,
O giustissimo Dio, perché non subito
R isguardi a noi? deh! dubito
V ani sian nostri prieghi, ché stoltizia
M aggior non è s’un reo chiede giustizia.

TRIPERUNO

P arlava il vecchio lagrimando forte,
E poi le labbra cosí chiuse, ch’egli
N on mai piú volse aprirle; ma co’ gli occhi
I n un parete fissi, geme e piagne
T anto che fece l’ultimo sospiro.
— V attine al ciel, alma d’ogni ben carca! —
S’ udí una voce dir — vanne felice! —