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94 ii - ultime lettere di iacopo ortis


gesti, la melodia della sua voce, la sua celeste fisonomia, o trascrivere almeno tutte le sue parole senza cangiarne o traslocarne sillaba, certo che tu mi sapresti grado: diversamente, incresco perfino a me stesso. Che giova copiare imperfettamente un inimitabile quadro, la di cui fama soltanto fa piú impressione che la tua misera copia? E’ non ti par ch’io somigli i traduttori del divin Omero? Giacché, come tu vedi, io non mi affatico che per inacquare il sentimento che m’infiamma e stemprarlo in un languido fraseggiamento.

Noi proseguimmo il nostro breve pellegrinaggio, fino a che ci apparve biancheggiante da lungi la casetta che un tempo accolse

     quel grande, alla cui fama è angusto il mondo,
     per cui Laura ebbe in terra onor celesti.

Ci siam appressati, simili a’ discendenti degli antichi repubblicani, quando libavano sopra i mausolei de’ loro maggiori morti per la patria, o a’ que’ sacerdoti che, taciti e riverenti, s’aggiravano per li boschi abitati da qualche divinitá. Nel tempo che Teresa e sua figlia si riposavano, salutando quelle contadinelle che l’avevano altre volte veduta e che la colmavano di benedizioni e di lodi, io recitai sommessamente, con l’anima tutta amore e armonia, la canzone «Chiare, fresche, dolci acque», e l’altra «Di pensier in pensier, di monte in monte», e il sonetto «Stiamo Amore, a veder la gloria nostra», e quant’altri di que’ sovrumani versi la mia memoria agitata seppe suggerire al mio cuore. Odoardo disegnò il ritratto di Laura, che sta affumicato su quelle screpolate muraglie, meravigliando dell’irreligione de’ proprietari, che lasciavano inonorato l’albergo di quel sommo italiano. Teresa allora recitò col soave entusiasmo suo proprio le terzine del sonetto, che Vittorio Alfieri dedicava nello stesso luogo al Petrarca:

               Prezioso diaspro, agata ed oro
          fôran debito fregio e appena degno
          di rivestir sì nobile tesoro.
               Ma no. Tomba fregiar d’uom ch’ebbe regno
          vuolsi, e por gemme ove disdice alloro:
          qui basta il nome di quel divo ingegno.