Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. I, 1912 – BEIC 1822978.djvu/126

Da Wikisource.
120 ii - ultime lettere di iacopo ortis


lieta, sarebbe stata libera almeno e pacifica. Il cuore nella solitudine e nella pace va poco a poco obbliando i suoi affanni, perché la libertá regna soltanto in grembo alla semplice e solitaria natura. E dove tu sei, Libertá, le petrose rupi s’ornano d’arbuscelli e Borea frena gl’impetuosi suoi turbini.

Una sera d’autunno, la tacita luna appena si mostrava alla terra, riflettendo i suoi raggi su le nuvole trasparenti, che, accompagnandola, l’andavano tratto tratto coprendo e che, sparse per l’ampiezza del cielo, rapiano al mondo le stelle. Noi stavamo intenti ai lontani fochi de’ pescatori e al canto del gondoliere, che col suo remo rompea il silenzio e la calma della oscura laguna. Ma Lauretta, volgendosi, cercò con gli occhi intorno il suo piccolo cane, ed errò lunga pezza chiamandolo: stanca finalmente, tornò dov’io sedeva e, guardandomi, parea che volesse dirmi: — Anch’egli mi ha giá abbandonato; e tu forse?... —

Io? Chi l’avrebbe mai detto che quella dovesse essere l’ultima sera ch’io la vedeva? Ella era vestita di bianco; un nastro cilestro raccogliea le sue chiome e tre mammole appassite spuntavano in mezzo al lino che copriva il suo seno. Io l’ho accompagnata fino alla porta della sua casa; e sua madre, che venne ad aprirci, mi ringraziava della cura che mi prendeva per l’infelice sua figlia. Quando fui solo, m’accorsi che m’era rimasto fra le mani il suo fazzoletto. — Lo renderò domani — diss’io.

I suoi mali incominciavano giá a mitigarsi, ed io forse... È vero: io non poteva darti il tuo Eugenio; ma ti sarei stato sposo, padre, fratello. La persecuzione de’ tiranni proscrisse improvvisamente il mio nome, né ho potuto, o Lauretta, lasciarti neppure l’ultimo addio.

Quand’io penso all’avvenire e mi chiudo gli occhi per non conoscerlo, e tremo, e mi abbandono colla memoria a’ giorni passati, io vo per lungo tratto vagando sotto gli alberi di queste valli, e mi ricordo le sponde del mare e i fuochi lontani e il canto del gondoliere. M’appoggio ad un tronco... Sto pensando: — Il ciel me l’avea conceduta; ma l’avversa fortuna me l’ha rapita! — Traggo il suo fazzoletto: — Infelice chi ama per