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122 ii - ultime lettere di iacopo ortis


i miei desidèri, condanno le mie speranze, piango i miei inganni: — No! io non la vedrò piú, io non l’amerò. — Odo una voce che mi rimprovera: la voce di Odoardo! M’adiro contro me stesso, e sento risorgere nel mio cuore una virtú sanatrice, un pentimento... Eccomi dunque fermo nella mia risoluzione, fermo piú che mai: ma poi? All’apparir del suo volto ritornano le mie illusioni, e l’anima mia si trasforma, e obblia se medesima, e s’imparadisa nella contemplazione della bellezza.

LETTERA XXXIII

5 maggio.

Forse!... Quante donne nelle sventure de’ loro amanti sfortunati non altro alimentano che una compiacenza orgogliosa!... Ma forse ancora

          ... ella commosso
          sentesi il cor per l’infelice amante,
          benché pur non amato1.

LETTERA XXXIV

8 maggio.

«Ella non t’ama; e, se pur volesse amarti, nol può». È vero, Lorenzo...; ma, s’io consentissi a strapparmi il velo dagli occhi, dovrei subito chiuderli in sonno eterno, poiché senza quest’angelico lume la vita mi sarebbe terrore, il mondo caos, la natura notte e deserto. Anziché spegner le faci che aggiornano la prospettiva teatrale e disingannare villanamente gli spettatori, non è assai meglio calar del tutto il sipario e lasciarli nella loro

  1. Ossian [F.].