Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. I, 1912 – BEIC 1822978.djvu/233

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vi - orazione a bonaparte 227


l’ambizione del nome, il furore delle ringhiere, e la dimenticata o delusa sanzione di opposte innumerabili leggi. Eppure tale si fu la costituzione, onde tu, per decreto del Direttorio francese, nome davi e diritto alla nostra repubblica; e la tua mente presagiva forse le nostre disavventure, e gemevi nel generoso tuo cuore, aspettando tempo di vendicarne. Ben hai dato a dividere a’ tuoi salvi concittadini e all’attonito mondo quanto mortali quelle leggi riuscissero; poiché, con quelle ordinata essendo la Francia, ove dalla ardimentosa tua dittatura non venivano di repente annientate, certo che gl’infausti destini della Polonia sovrastavano la vincitrice di tante nazioni. E a quanta piú obbrobriosa rovina non dovevano strascinare noi, non riuniti, ma legati; non armati, ma atterriti dalle armi; non fatti dotti, ma insaniti per le sanguinose vostre rivoluzioni? E a che mani, d’altronde, e a quale senato vennero queste fondamentali leggi commesse? Tacerò le controversie, ond’erano faziosi e tumultuanti i Consigli legislativi; e gli oratori mercatanti de’ propri suffragi; e la ridicola arroganza de’ molti che, ignari pur dianzi del come e del perché obbedivano, e proni, quando che fosse, a obbedire, scienza e coraggio affettavano di libertá; e le gare territoriali; e i decreti circa l’annona e le tenute pubbliche, estorti da que’ legislatori, a cui libertá, gloria, patria essendo il proprio utile, fra la fame e le imprecazioni del popolo, ratto sursero opulentissimi. Tacerò l’audace povertá degli uni domata da’ benefici del Direttorio, e l’ambizione de’ ricchi dallo splendore delle cariche...; e tutto oro, briga, tremore! E tacerò la generale ignoranza di queste assemblee; imperciocché que’ rari egregi nelle arti e nelle scienze e che, in tanta malvagitá, illibata fama d’ingegno e di costumi serbavano, ignudi al tutto erano della feroce fortezza e della sapienza, necessarie ad ordinare gli Stati, ma escluse dal sacro ozio delle lor discipline e dalla semplicitá dell’antico loro istituto. O italiani! nel recente senato, che «consulta legislativa» appellavasi, il gentile, magnifico, armonioso nostro idioma, che primiero dalla notte della barbarie destò le vergini muse e le arti belle e le lettere, adulterato per gran tempo stolidamente e servilmente ne’ pubblici editti, fu indi interamente nelle