Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. I, 1912 – BEIC 1822978.djvu/295

Da Wikisource.

ultime lettere di jacopo ortis 289


nelle viscere di quella fanciulla. Tu sai che non è femminetta volgare: e, prescindendo anche da’suoi interessi (da che in altri tempi avrebbe potuto eleggersi altro marito), è dotata d’animo altero e di signorili pensieri. E vede quanto m’è grave quest’ozio di oscuro e freddo egoista, in cui logoro tutti i miei giorni: davvero, Lorenzo, anche tacendo, io paleso che sono misero e vile dinanzi a me stesso. La volontá forte e la nullitá di potere in chi sente una passione politica lo fanno sciaguratissimo dentro di sé; e, se non tace, lo fanno parere ridicolo al mondo: si fa la figura di paladino da romanzo e d’innamorato impotente della propria cittá. Quando Catone s’uccise, un povero patrizio, chiamato Cozio, lo imitò: l’uno fu ammirato, perché aveva prima tentato ogni via a non servire; l’altro fu deriso, perché per amore della libertá non seppe far altro che uccidersi.

Ma, qui stando, non foss’altro co’ miei pensieri, presso a Teresa (perch’io regno ancor tanto sopra di me, ch’io lascio passare tre e quattro giorni senza vederla), pur il solo ricordarmene mi fa provare un foco soave, un lume, una consolazione di vita (breve forse, ma divina dolcezza); e cosí mi preservo per ora dalla assoluta disperazione.

E, quando sto seco (ad altri forse noi crederesti, o Lorenzo, a me sí), allora non le parlo d’amore. È mezz’anno oramai da che l’anima sua s’è affratellata alla mia, e non ha mai inteso uscire fuor delle mie labbra la certezza ch’io l’amo. Ma e come non può esserne certa? Suo padre giuoca meco a scacchi l’intere serate: essa lavora seduta accanto a quel tavolino, silenziosissima, se non quanto parlano gli occhi suoi, ma di rado, e, chinandosi a un tratto, non mi domandano che pietá. E qual altra pietá posso mai darle, da questa in fuori di tenerle, quanto avrò forza, tenerle occulte come piú potrò tutte le mie passioni? Né io vivo se non per lei sola; e, quando anche questo mio nuovo sogno soave terminerá, io calerò volentieri il sipario. La gloria, il sapere, la gioventú, le ricchezze, la patria, tutti fantasmi che hanno fino ad or recitato nella mia commedia, non fanno piú

per me. Calerò il sipario, e lascerò che gli altri mortali s’affannino per accrescere i piaceri e menomare i dolori d’una vita

U. Foscolo, Prose - I. 19