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316 iv - seconda edizione delle


dunque, e sino agli estremi. Uscirò, uscirò dall’inferno della vita; e basto io solo. A questa idea rido e della fortuna e degli uomini e della stessa onnipotenza di Dio.

28 maggio.

Spesso io mi figuro tutto il mondo a soqquadro, e il cielo, e il sole, e l’oceano, e tutti i globi nelle fiamme e nel nulla; ma, se anche in mezzo a tanta rovina io potessi stringere un’altra volta Teresa, un’altra volta soltanto, fra queste braccia, io invocherei la distruzione del creato.

29 maggio, all’alba.

Oh illusione! perché, quando ne’ miei sogni quest’anima è un paradiso, e Teresa è al mio fianco, e mi sento sospirar su la bocca, e...; perché mi trovo poi un vuoto, un vuoto di tomba? Almen que’ beati momenti non fossero mai venuti o non fossero fuggiti mai! Questa notte io cercava brancicando quella mano che me l’ha strappata dal seno: mi parca d’intendere da lontano un suo gemito; ma le coltri molli di pianto, i miei capelli sudati, il mio petto ansante, la fitta e muta oscuritá tutto tutto mi gridava: — Infelice, tu deliri! — Spaventato e languente, mi sono buttato boccone sul letto, abbracciando il guanciale e cercando di tormentarmi nuovamente e d’illudermi.

Se tu mi vedessi stanco, squallido, taciturno errar su e giú per le montagne e cercar di Teresa, e temer di trovarla, sovente brontolar fra me stesso, chiamare, pregarla, e rispondere alle mie voci! Arso dal sole, mi caccio sotto ad una macchia e m’addormento o vaneggio. Ahi! che sovente la saluto come se la vedessi, e mi pare di stringerla e di baciarla... Poi tutto svanisce, ed io tengo gli occhi inchiodati sui precipizi di qualche dirupo. Sí! conviene ch’io la finisca.