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328 iv - seconda edizione delle


un giorno, nell’orrore del suo stato, maledirá i suoi giorni e i suoi genitori, e conturberá con le sue querele le tue ossa nel sepolcro, quando tu non potrai soccorrerla piú. Placati. Oimè! tu non mi ascolti... Dove la strascinate? La vittima è sacrificata! Io odo il suo gemito... il mio nome nel suo ultimo gemito! Barbari! tremate; il vostro sangue, il mio sangue... Teresa sará vendicata... Ahi delirio!...


Ma tu, Lorenzo mio, ché non mi aiuti? Io non ti scriveva, perché un’eterna tempesta d’ira, di gelosia, di vendetta, di amore infuriava dentro di me; e tante passioni mi si gonfiavano nel petto, e mi soffocavano o mi strozzavano quasi. Io non poteva mandare parola, e sentiva il dolore impietrito dentro di me; e questo dolore regna ancora, e mi chiude la voce e i sospiri, e m’inaridisce le lagrime: mi sento mancata gran parte della vita, e quel poco, che pure mi resta, mi pare avvilito dal languore e dalla oscuritá della morte.

E mi adiro sovente di essere partito, e mi accuso di viltá. Perché mai non hanno ardito d’insultare alla mia passione? Se taluno avesse comandato a quella infelice di non vedermi piú, se me l’avessero a viva forza strappata, pensi tu ch’io l’avrei lasciata mai? Ma doveva io pagare d’ingratitudine un padre che mi chiamava «amico», che tante volte commosso mi abbracciava, dicendomi: — E perché la sorte ti ha unito con questi disgraziati? — Poteva io precipitare nel disonore e nella persecuzione una famiglia, che in altre circostanze avrebbe diviso meco e la felicitá e l’infortunio? E che poteva io rispondergli, quand’ei mi diceva, sospirando e pregandomi: — Teresa è mia figlia —? Sí! divorerò nel rimorso e nella solitudine tutti i miei giorni: ma io ringrazierò quella tremenda mano invisibile, che mi rapí da quel precipizio, donde io cadendo avrei strascinata meco nella voragine quella giovinetta innocente. Che? Or non son io seduttore? E non dovrò tõrmele eternamente dagli occhi? Potessi anzi nascondermi a tutto l’universo e piangere le mie sciagure! Ma piangere i mali di quella celeste creatura, e piangerli quando io gli ho esacerbati?...