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66 i - scritti vari dal 1796 al 1798


VIII

E che il Monti siasi sempre mostrato odiatore della corte romana e deliberato propugnatore di libertá, lo attestano tutti que’ romani, che, amando l’onore d’Italia, non invidiano chi può sostenerlo. Lo attesta l’Aristodemo, tragedia, i cui liberi sensi insospettivano i despoti anche prima della rivoluzione di Francia. Lo attesta l’altra tragedia, il Manfredi, satira delle corti. Lo attesta il pericolo, piú volte corso dal Monti, di essere esiliato appunto per queste tragedie, espressamente vietate anche dal Consiglio de’ dieci in Venezia nel gennaio del 1796. Lo attestano finalmente le scene del Caio Gracco, tragedia inedita, ma da gran tempo nota in Italia, perché incominciata prima delle vittorie di Bonaparte. Ma, se i versi, che pur non sono che figli d’immaginazione, non bastano a caratterizzare la ragione e il cuore d’un uomo, perché gli si appongono a delitto le fantastiche rime della Basvilliana? E perché, obbliando sempre l’autore dell’Aristodemo, scritto spontaneamente, si rammenterá sempre l’autore di un poema, che la necessitá sola ha dettato?

IX

Ma si sveli finalmente nel Monti l’autore della lettera pubblicata sotto il nome di Francesco Pirenesi, ove non la immaginazione, ma lo intelletto e la storia hanno denunziato alla Europa quanto v’era di piú infame nella reggia di Napoli. Allo stesso governo di Roma, mortale nemico di quella corte, spiacquero le audaci veritá e le liberissime massime altamente propagate in quest’opera, poiché le accuse apposte al despota siciliano poteano agevolmente ed a dritto ritorcersi contro tutti i despoti di que’ tempi. Ché, se l’oro profuso da Acton per tracciare l’origine di tale scritto ne avesse scoperto l’autore verace, certo che la politica profondamente perfida del pontefice, per non isfidare ad aperta guerra il re confinante, avrebbe punito