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88 ii - ultime lettere di iacopo ortis


e l’aprirle faceva rumore... Insomma, tutto perplesso, stava per scendere...; senonché Teresa mi chiama a nome, mirandomi con un sorriso così patetico e con tanta semplicitá, ch’io non posso ancor ripensarvi senza sentirmene innamorato. A quella voce Odoardo si scosse e mi guardò senza proferire parola. Io mi avvicinava, pentito quasi di averli turbati, quando quell’angelica donna, asciugandosi ingenuamente col fazzoletto la mano che Odoardo le aveva inondata di lagrime, mi disse: — A momenti lo perderemo. — Io non sapeva che mi rispondere. — A momenti!... — replicò Teresa. Tutti e due fissaronsi sopra di me; ed io, quantunque, sorpreso e agitato, mi sentissi dentro di me quella commozione che ci fa piangere con certa voluttuosa tristezza al pianto di una amabile addolorata, soffocava il mio sentimento per non parere indiscreto, quasi esigendo che per riconoscenza mi dovessero confidare il secreto del loro dolore. Ma Odoardo, stringendomi la mano: — Conviene ch’io vi lasci! — ei mi disse; — conviene ch’io per affrettare la mia felicitá abbandoni Teresa... — Ammutolì, come se un profondo pensiero gli vietasse di proseguire, e mi strinse piú fortemente la mano. O mio Lorenzo! mi sarei gettato fra le sue braccia, quasi quasi per dirgli che Teresa sarebbe stata sempre al mio fianco, e che noi avremmo ingannate le lunghe e noiose giornate parlando sempre del nostro amico e affrettando con le nostre preghiere il suo fausto ritorno.

La Margherita gridò: — A tavola, a tavola. — Pranzammo taciturni: sennonché, prima d’alzarci, la Giovannina, spicciolato un melograno, ne offrì parte sopra un piattellino a Odoardo, chiedendogli in premio due baci. Ei la guardò sospirando, e, baciatala affettuosamente, s’alzò d’improvviso, e, schiudendo le finestre che guardano i colli, vi si affacciò per qualche tratto, come se volesse nascondere o rattenere le lagrime.

Teresa c’invitò al giardino, e vi s’avviò conducendo a mano la figlia. Io le teneva dietro: Odoardo tardò alcun poco, cercando nel suo gabinetto di un libro; poi mi raggiunse in fondo alle scale. Il mal tempo s’era giá dissipato e faceva il piú bel dopopranzo del mondo.