Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/217

Da Wikisource.

iv - commentari della storia di napoli 211


francesi. Calabresi vendicativi di padre in figlio, e gli odii in dote e in ereditá, piú rispettato chi meglio tira con l’archibugio, con cui duellano; la morte e la vita de’ duellanti parimente gloriosa; vituperio, la morte comune. Cacciatrici le donne, sprezzanti pericoli, briganti cogli uomini, che sono assai gelosi. Deboli i magistrati, non attentano d’imprigionare, perché ammazzano i ministri e poi vivono masnadieri. Superstiziosi, e credon divini i preti. Benché scontenti del re, odiavano i francesi per le rapine. Biagio Rinaldi, parroco di Scalea nella Citeriore, ne profittò: predicò, complottò1, scrisse al re il primo di febbraio e domandò persone autorevoli: non gli fu risposto. Riscrisse invano. Non per speranza, ma per allontanar Ruffo, i cortigiani [e] il re lo mandarono. Fe’ costui quel che né tanti armati, né generali, né re poterono. Educato a Roma, accetto a Pio sesto; prima per i meriti dello zio, poi per le cognizioni, eletto tesoriere apostolico con lucro e dignitá. Innamorato d’una donna imperiosa, con scandalo e danno pubblico; il papa, dopo inutili riprensioni per togliergli onorevolmente la carica, lo creò cardinale. Abbandonato dall’amica, avvezza a piú lusso, ambizioso, disgustato, andò a Napoli, malgrado il papa, per le vertenze di allora. Accusò al re il papa d’ingratitudine. Lo fe’ il re intendente di Caserta, inferiore al cardinalato. Scrisse il papa lasciasse la carica, tornasse a Roma, sarebbe ben provveduto. Ruffo rispose altèro all’amorevolezze, corteggiò la regina, e ottenne l’ordine di San Gennaro. Ma né fede aveva dalla corte, né stima da’ cittadini. Si ritirò in Sicilia col re, e, parlando assennatamente di ricuperare il regno con Nelson, ne acquistò l’amicizia; ma fu del pari temuto. Fu dunque mandato nella Calabria, e ben s’avvide l’astuto che era piú l’odio che la fede che lo mandavano. Chiese, ma non ebbe né denaro né truppa, e per acquistare un regno s’imbarcò con quattro familiari e tremila ducati. S’imbarcò a Scilla di notte [con] Angiolo Fiori avvocato, e con lui raccolse cinquecento calabresi. Passò a

  1. Il ms., certamente per errore, «completò» [Ed.].