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lungo la francia e l'italia 83


Or ti vedo, Eugenio; e tu ghigni, e ripensi al mio breve dialogo teco, quand’io stava lí per partire, e mi giova di riferirlo.

Eugenio, sapendo ch’io non soglio gran fatto patire di strabondanza di danaro e di giudizio, mi chiamò in disparte perch’io lo informassi di che somma mi fossi fornito. Gliel dissi appuntino. Crollò il capo. — Non basta — mi risposagli, e si trasse la borsa per votarla dentro la mia.

— N’ho abbastanza in coscienza, Eugenio — diss’io.

— Credetemi, Yorick, sono pratico della Francia e dell’Italia assai piú di voi — tornò a dire Eugenio: — non basta.

— Ma voi non considerate, Eugenio — risposi ringraziandolo dell’esibizione, — che non mi starò tre giorni in Parigi, e che non m’ingegni di dire o di fare tra bene e male in guisa che io mi trovi custodito nella Bastille, dove almen per due mesi il re di Francia mi farà tutte le spese?

— Scusatemi — disse Eugenio tra’ denti: — infatti io non aveva posto mente a questo sussidio. —

Il caso, ch’io aveva invitato da burla, picchiò al mio uscio davvero.

Or fu egli forse pazzia? spensieratezza? filosofia? pervicacia? che fu egli mai, per cui quando La Fleur mi lasciò solo co’ miei pensieri, non v’era verso che potessi darmi ad intendere ch’io non doveva pensare come io aveva parlato ad Eugenio?

— E quanto alla Bastille! il terrore sta nel vocabolo. Datti anche per disperato — diss’io — la «Bastille» non è se non un vocabolo invece di «torre»; e «torre», un altro invece di «casa donde non hai forza d’uscire». Miserere de’ podagrosi! ci sono due volte l’anno; ma, con nove lire al giorno, carta, penna, calamaio e pazienza, tu puoi ben anche a uscio chiuso passartela ragionevolmente, non foss’altro, per un mese, un mese e mezzo; dopo di che, se tu se’ un uomo dabbene, l’innocenza trionfa; e se entrasti buono e savio, n’esci migliore e savissimo. —

Fatti ch’ebbi questi conti, m’occorse di andare (né mi ricordo perché) nel cortile: so bensí ch’io scendeva per quella scala gloriandomi del vigore del mio raziocinio. — Pèra il tetro