Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/37

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capitolo vi 31

     Però ti prego pel carro ove siedi
e per l’amor che porti all’alto Iove,
30che la corona bella a me concedi.
     Se ’l priego mio, signora, non ti move,
movati il sacro cor, che teco viene:
che abbiam perduto non si dica altrove.—
     Iunon rispose:— A Diana appartiene
35giudicar questo e che la pace pogna
tra te e Lisbena; e cosí si conviene.—
     Diana a questo:— Ancor pugnar bisogna
un’altra volta; e la qual parte vince,
abbia l’onore, e l’altra la vergogna.
     40Un cervio sta non molto lontan quince
con corni grandi, e ’l dosso ha tutto bianco,
se non c’ha i piè macchiati come lince.
     Questo in la selva è stato sempre franco,
ché mai non lo lasciai morder dai cani,
45né da persona mai ferire unquanco.
     Io manderò miei fauni e miei silvani,
che menin questo cervio su nel prato,
e sia lasciato in mezzo a questi piani.
     E tu, o Lippea, li porrai da un lato
50con le tue ninfe e con le tue compagne,
con quante e quali e come a te sia grato.
     Lisbena ancor per piani e per montagne
porrá le ninfe mie dall’altra parte;
e se addivien che il cervio tu guadagne,
     55piaccia a Iunon volere incoronarte.
Ma se le ninfe mie vincon la caccia
o per ingegno o per forza di Marte,
     anco Lisbena incoronar gli piaccia,
non per lei tanto, ma per le sorelle,
60che per vergogna stan con rossa faccia.—
     Le ninfe di Iunon gentili e belle
si mostrôn d’accettar volonterose
con arditi atti e con pronte favelle.