Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/370

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364 libro quarto

     E dentro nel rimorde coscienza,
sí ch’ancor serva in sé la via e ’l lume,
per la qual può tornar a penitenza,
     e per cui possa intrar il sacro nume
65a suaderli ch’a virtú s’induca
e che lassi ogni vizio e mal costume.
     E, perché ben la speme in te riluca,
io la diffinirò chiara ed aperta,
acciocché dietro a lei tu ti conduca.
     70Speranza è un attender fermo e certo
delle cose celesti ed eternali,
che vengon per buoni atti e per buon merto.
     Questa è l’áncora data alli mortali
fermar dentro al mar la navicella,
75mentre è in fortuna tra cotanti mali.—
     Qui poscia pose fine a sua favella;
ed io alzai la testa e tenni mente,
perché lassú udía cosa novella.
     Io udii voci ’n quella spera ardente
80del foco, il qual appresso soprastava,
e sospir gravi d’una afflitta gente.
     Ed ella a me:— Lassú si purga e lava
il satisfar non fatto, e lí è ’l ristoro
del tepido, commesso in vita prava.
     85In quella spera sú sta il purgatoro,
parte del regno mio: lí sta la Spene,
e piú lassú che altrove io dimoro.
     Io son che li conforto tra le pene,
perché hanno speranza di venire,
90quando che sia, all’infinito Bene.
     Vero è che la lor doglia e ’l gran martíre,
per buone orazioni e per indolto
di sante chiavi, si può sobvenire.—
     Ed io a lei:— Or qui dubito molto;
95ché, se ’l peccato sta su nella voglia,
come senza ’l pentir può esser tolto?