Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/139

Da Wikisource.

CAPO QUINTO

del conio

Etimologia del conio e sua natura — Quanto importi la spesa del conio — Opinioni del Davanzati intorno al conio — Esame di queste opinioni — Difetti della moneta d’Inghilterra, scoperti dal Locke.

«Conio» è voce tratta dalla lingua greca, nella quale είκών dinota l’«immagine», onde corrottamente si fece «iconiare», per dinotar l’imprimere d’una immagine su d’alcuna cosa. Dal significato generale si applicò piú particolarmente a quell’imprimere che si fa sulle monete quelle immagini che servano a darle autoritá. Dell’antichitá di quest’uso molto hanno gli eruditi disputato, e si vede che presso ogni popolo col medesimo fine si è usato; perché tutte o colla immagine delle divinitá proprie, o colle teste de’ loro principi, o finalmente cogli emblemi, e dirò quasi colle imprese delle loro cittá, le hanno contrassegnate. Ma queste ricerche e questi studi si convengono assai piú all’erudizione che alla scienza di governare. A me si conviene ad altra parte rivolgere il discorso. E, quanto al conio, è necessario avvertire ch’egli non è giá sul metallo quello stesso che sono le firme sulle cedole o su’ bullettini; perché queste costituiscono tutto il valore alla cedola, e la carta, su cui si fanno, è ugualmente atta a ricevervi i caratteri di maggiore o di minor somma, a piacimento altrui. Quindi non hanno i bullettini altro valore che l’estrinseco; né si può dire che abbiano d’intrinseco piú di quel mezzo soldo, che vale la carta. Nelle monete la cosa procede diversamente. Il conio dimostra quel valore, che giá esse hanno in sé, non lo produce; e,