Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/208

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202 libro terzo


Ma dato che l’alzamento sia un dazio: sono dunque i dazi un male? È questa sentenza egualmente stolta, come l’altra di poc’anzi, che il porgli sia ingiusto. La loro ingiustizia e malignitá proviene da circostanze particolari, né riguarda la loro natura.

In secondo si dice che s’impoverisce lo Stato. Ciò è detto da tutti ad una voce, senza che possa intendersi da alcuno. Le ricchezze d’uno Stato sono, come altrove ho detto, le terre, le case, gli uomini e il danaro. L’alzamento non devasta i campi, non atterra le case, non uccide gli uomini: dunque, se non offende la moneta, non può certo generar povertá. Ma alla moneta non nuoce, cacciandola, non dandola in mano al principe, giacché, secondo i loro detti, al principe s’impiccolisce la rendita: dunque come si ha egli a impoverire? Il solo effetto suo è diminuire la quantitá di danaro che circola tra i sudditi e il principe, pagata dagli uni, spesa dall’altro: ma ciò, quando è poca la moneta, è utile grande e singolare. Quando un fiume per la poca acqua non è navigabile, se gli rallenta il corso, e si vede divenir gonfio e maestoso. Se i canali del commercio languono inariditi di moneta, diminuita quella che, togliendosi dal commercio, ha da correre precipitandosi dal popolo al sovrano, nel commercio ne spazierá maggior quantitá, e vedrassi risorgere e ristorare.

In terzo si dice che le merci proprie rincariscono. Ma non se ne paga giá il prezzo a’ forestieri.

In quarto, che le straniere rincarano. Meno danaro dunque va fuori; meno si spossa uno Stato; piú merci e manifatture proprie sopravanzano da vendere agli stranieri. L’economia degli Stati è appunto che si venda piú del comprato, o sia che piú si estragga che non s’immetta. E, se ciò è utile sempre, e negli Stati ben governati (come poco fa fece Benedetto decimoquarto, pontefice ripieno di vero amore al suo Stato e degno di tempi migliori) levasi ogni dazio all’estrazione delle merci natie, fuorché delle non lavorate, e pongonsi sulla immissione delle estranie, fuorché de’ materiali da lavoro: chi mai si persuaderá esser danno d’un principato il rincarare i generi stranieri in tempi stretti ed angustiati?