Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/22

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16 libro primo


corintio non avesse potuto aver oro da farne una statuetta. È eccessiva e falsa, come ho detto, questa raritá; poichè Erodoto, enumerando le ricchezze in Delfo da lui vedute, dice aver Creso solo donati all’oracolo centodiciassette mattoni d’oro, lunghi altri di sei palmi, altri tre, e un palmo grossi, de’ quali quattro erano d’oro di coppella, pesanti due talenti e mezzo ognuno, gli altri tutti erano d’oro bianco, cioè di basso carato. Donò di piú un leone d’oro puro di dieci talenti; due tazze, una d’oro e una d’argento, quella di peso otto talenti e mezzo, questa capace di seicento anfore; quattro gran conche d’argento, ed altri molti doni ancora. Ad Anfiarao, suo amico, donò uno scudo ed un’asta interamente d’oro. Da queste piú veraci narrazioni si scuopre l’abbondanza, o almeno la mediocre quantitá de’ preziosi metalli in quel tempo.

In questa mediocritá si visse fino ad Alessandro. Da lui spalancatesi le porte dell’imperio persiano e dell’Indie, e l’aspetto intiero del mondo cambiatosi, per altri canali corse il commercio, e di assai maggiori ricchezze s’empí la Grecia, la Siria e l’Egitto. Lo che si comprende dalla pompa de’ funerali suoi, e assai piú dalla coronazione di Tolomeo Filadelfo, che ancor oggi con istupore come cosa incredibile si legge.

Ma tutte queste ricchezze le assorbi Roma e se le ingoiò. Quella Roma, che, nata povera, agguerrita per le sue discordie, cresciuta lentamente tralle armi e i severi costumi, restò poi dalle ricchezze e dal lusso oppressa, e nella lunga scostumatezza sua ed ignavia de’ suoi principi estinse quelle virtú, ch’ella avea per tanti secoli conservate. I trionfi di Paolo Emilio, di Lucullo e di Pompeo furono gli ampi fiumi, che nell’oro e nell’argento la fecero nuotare, e di tanta ricchezza l’empirono, che fu certamente maggiore di quella che alcun’altra cittá, anche dopo scoperta l’India, abbia finora avuta. Dove è da ammirare la differenza fra que’ secoli e i nostri. Allora le ricchezze erano compagne delle armi ed alle vicende di queste ubbidivano: oggi lo sono della pace. Allora i piú valorosi popoli erano i piú ricchi: oggi i piú ricchi sono i piú imbelli e quieti; e questo dalla diversa virtú nel combattere deriva.