Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/337

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note aggiunte nella seconda edizione 331


essendosene, dacché si cominciò a battere fino a tutto l’anno 177ò* coniate per lo valore di 15.591.168 e, dal principio dell’anno 1774 fino a gli 11 giugno 17 78, altri 4.058.080 ducati.

Con tanta abbondanza d’oro, non abbiam avuto piú bisogno dell’oro straniero, che infatti è scomparso intieramente da noi: anzi è avvenuto che qualche poco del nostro oro ha cominciato a circolare ne’ paesi a noi vicini e nel Levante ottomano. Ho con piacere rapportata questa notizia, estratta fedelmente da’ registri della zecca, perché niuna più sicura pruova poteva io dare quanto questa della cresciuta opulenza e felicitá del Regno di Napoli.

Dell’argento se n’è coniato tra noi, dal 1747 fino al 1773, per la somma di ducati 4.609.828: poi si è cessato dal piú coniare; ma ha cominciato a circolare in maggior copia l’argento coniato in Sicilia, che prima dell’anno 1750 non avea libero corso e legale accettazione.

Queste sono le mutazioni avvenute nella moneta de’ ricchi metalli da’ trenta anni in qua; ma la facile circolazione e il giusto equilibrio tra essi è restata sempre l’istessa. e forma una delle maggiori e piú sincere glorie del governo.

XVI

(p. 129, r. ultimo e p. 131, r. 3 sgg.)

Siccome ho avvertito di sopra, per non lasciar indovinar l’autor del libro, mi piacque usar ogni arte a farlo credere lavoro d’uomo di avanzata etá. Perciò dètti come giá da me composto un altro libro sull’Arte tutta del governo, perché sarebbe parso infatti impossibile che un giovane di ventunanni ne avesse fatti giá due. L’inganno riuscí. Non era però tutta menzogna. Siccome sono gli animi giovanili proclivi alle intraprese di gran lunga maggiori di quelle loro forze, che mal sanno misurare, aveva io veramente imaginato scriver su tutta la scienza politica, e molte parti ne avea o sbozzate o ammannite. Il meno imperfetto fu trasportato in questo libro, e messovi in forma di digressioni, come son quelle su’ dazi, sul lusso ed altre. Della legislazione de’ grani ho poi scritto in altro tempo e in altro linguaggio. Qualche altra cosa rimane tralle mie carte; ma l’opera tutta non è mai da me stata fatta. Me ne ritrasse l’immensitá del lavoro, i pericoli della veritá, il rossore delle adulazioni, il tormento delle reticenze; ma soprattutto