Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/7

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PROEMIO

È cosa maravigliosa ed assai difficile a spiegare donde avvenga che gli uomini, i quali alla cultura dell’animo si sono applicati ed il nome di savi e virtuosi han bramato meritare, quasi tutti hanno cominciato dal rendersi inutili alla umana societá, e, fuori di lei in certo modo trattisi, a quegli studi ed a quel genere di vita si sono dati, in cui poco a sé, niente agli altri potevano d’utilitá arrecare; e per questo stesso appunto, quando meritavano biasimo e disprezzo, sono stati dal popolo ad una voce lodati ed ammirati. Quindi è derivato che molte delle scienze piú necessarie sono state o in tutto abbandonate o vilipese. La notizia delle lingue giá morte, degli antichi costumi, de’ movimenti degli astri e delle opinioni altrui intorno alle ignote cause naturali, o al piú l’intelligenza delle oscure leggi di popoli da noi e per religione e per governo e per indole e per antichitá divisi, ha ottenuto l’augusto nome di «sapienza», e gli uomini in tali cose versati sono sembrati degni di comandare. Fu, è vero, Socrate negli antichi tempi, che dalle sfere richiamò la filosofia ed alla umana vita la volse, impiegandosi a formar utili cittadini alla sua patria ingrata; ma, quantunque da lui quasi tutte le scuole de’ filosofi provenissero, niuna ne venne che fosse fedele imitatrice di tanto maestro. Cosí l’arte del governo, piú d’ogni altra di cultori sfornita, fino a’ nostri di s’è condotta, e