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Ma, nota Adrasto, presso Teone Smirneo, «non avendo il senso della fisica, Ipparco non seppe riconoscere quale dei due sistemi si accordi con la natura delle cose, e quale coincida con le apparenze solo per accidente».
Galileo, cui non si può negare il senso della fisica, era senza dubbio nell’ordine di idee di Adrasto di Afrodisia.
Perchè scriveva nelle lettere sulle macchie solari che «gli astronomi filosofi, oltre alla cura del salvare in qualunque modo le apparenze, cercano di investigare come problema massimo ed ammirando la vera costituzione dell’universo, poichè tale costituzione è ed è in un modo solo, vero e reale».
Riassumendo, il processo logico della ricerca si svolge in tre momenti successivi: la scoperta delle leggi, la prova della meccanicità, la determinazione delle masse e dei moti.
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Per riscaldare, poniamo, di un grado una massa gassosa raccolta entro un recipiente indeformabile, occorre una certa quantità di calore; ma ne occorre assai più se il recipiente è provvisto di un embolo, per modo che il gas si dilati mentre viene scaldato.
Un medico di Heilbronn nel Würtenberg, Luigi Rodolfo Mayer, osservava, l’anno 1842, che nel secondo caso la dilatazione del gas, o, in altre parole, lo spostamento dell’embolo, importa un lavoro, e suggeriva l’ipotesi che il calore consumato in più equivalesse in qualche modo al lavoro compiuto.
Il Mayer faceva anzi vedere come dai dati sperimentali che erano a sua disposizione si potesse ricavare la misura di quella equivalenza.
L'anno appresso un birrajo di Salford presso Manchester, Giacomo Prescort Joule, risolveva per altra via il medesimo problema.
Egli faceva agire una macchina magnetoelettrica, e misurava il calore svolto nel circuito. Il resultato era questo: che il calore stava sempre in proporzione col lavoro speso a girare la macchina.
Seguirono altre ricerche nello stesso indirizzo, e finalmente, nel 1847, Ermanno Helmholtz enunciò sotto una forma matematica rigorosa il principio della conservazione dell’energia.
Huyghens aveva stabilito, come ho ricordato a suo tempo, che in un sistema meccanico la somma dell’energia cinetica e dell’energia potenziale rimane costante e Helmholtz mostrava che per tener conto dei fenomeni termici basta aggiungere ancora alla somma la quantità di calore.
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