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158 il governo del monaco


Pitagorici1 — e più crescon gli anni, più aumenta in me la ripugnanza degli eccidi animali — e devo confessarlo — cacciatore una volta — io soffro oggi nel vedere anche un uccello ferito.

Non so se la stesso sentimento provasse Orazio — il coraggioso figlio della foresta. — ma repugnante o no — come avrebbe egli potuto vivere senza la caccia — obbligato com’era a tenersi lontano dall’abitato? — Per quella volta intanto, egli con molta grazia distese la sua preda sull’erba — trasse il suo coltello-pugnale — fece in pezzi il cignale — acconciò a guisa di spiedo un virgulto di legno verde — v’infilzò la carne — ed in poco tempo presentò ai suoi compagni affamati un arrosto da invogliarne anche un moderato.

L’appetito servì di condimento alle vivande. — e non mancarono durante il pasto motti graziosi — massime sul conto del piccolo John — che — eccitato dalla Clelia a parlare italiano — principiava, com’era naturale, col dire spropositi che mettevano la compagnia in una cordiale ilarità.

  1. Seguaci di Pittagora che s’imponevano l’obbligo di non mandare altro che vegetabili.