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capitolo decimosettimo. 53

pubblicane; e perciò vi trovammo amici; anzi vi fummo festeggiati e trovammo subito se non il necessario, almeno tutto quanto poterono offrire quei generosi abitatori.

Avemmo subito i mezzi di trasporto per congiungerci all’avanguardia del generale Canabarro comandata dal colonnello Teixeira, che con marcie rapide si portava sulla Laguna per sorprenderla.1

Realmente, poco avemmo da soffermarci davanti a quella piccola città. La guarnigione ivi esistente, di circa quattrocento uomini, si pose in ritirata verso tramontana e tre piccoli legni da guerra si arresero dopo poca resistenza. Io passai coi naufraghi a bordo della goletta Itaparica da sette pezzi di cannoni.

La fortuna sorrise talmente ai Repubblicani in quei primi giorni dell’occupazione, che sembrava si compiacesse a colmarci di beneficii. Non sapendo e non credendo gl’Imperiali ad un’invasione sì subitanea, ma avendo notizie che meditavasi tale spedizione, fecersi premura di inviare nella Laguna armi, munizioni e soldati. Ed ogni cosa giungendo dopo di noi, cadeva conseguentemente in nostro potere.

I Caterinensi ci accolsero come fratelli e liberatori, caratteri che non sapemmo meritare durante il nostro soggiorno fra quelle buone popolazioni.

II generale Canabarro stabilì il suo quartier generale nella città di Laguna chiamata dai Repubblicani Villa Giuliana, per esser nel mese di luglio l’epoca della conquista. Dico conquista, giacché da conquistatori fu il nostro contegno in quei paesi che si dovevano trattare fraternamente.

Al nostro ingresso fu eretto un governo provinciale repubblicano, di cui fu primo presidente un sacerdote di molto prestigio tra il popolo. Rossetti, col titolo di segretario del governo, ne fu veramente l’anima, e Rossetti era idoneo per tale impiego.


  1. Nella laguna di Santa Caterina anche la città chiamasi Laguna.