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univesale. 87
DE' GRAMMATICI, ET PEDANTI
Disc.iiij.


M

OLTI severamente procedendo contra gli grammatici così antichi, come moderni, hanno voluto col giudicio loro biasimare i bassi principij, et i teneri fondamenti loro, quasi che versando intorno alle minutezze di lettere, di sillabe, di dittioni, di punti, et di così fatte bellezze, si rendano indegni presso al mondo di lode, et immeritevoli affatto di ogni specie di honore, e tanto più quanto Svetonio Tranquillo narra, che altre volte i Grammatici non furon punto apprezzati, ne tenuti [Svetonio.] in alcuna consideratione. Ma non hanno considerato i miseri, che molte cose quanto più picciole sono tanto più rare, et preti se vengono istimate da persone giudiciose. Che cosa è più picciola (dice il Beroaldo, nella enarratione di Persio Poeta) quanto il carbonchio? [Il Beroaldo.] che cosa più angusta del diamante? che cosa più breve et minima quanto il Hiacinto? et nondimeno non si trova cosa più nobile, o di questa più pretiosa. Scrive il gran padre della eloquenza Homero[Homero.], che Tideo fu d'un corpo molto picciolo, ma però hebbe un'animo grande, et forze terribili. Quindi Virgilio disse[Virgilio.].

Utilior Tidaeus, qui si quid credis Homero,
Ingenio pugnax, corpore parvus erat.

et [Papinio.]Papiniano non meno veridicamente, che politamente disse.

Maior in exigua regnabat corpore virtus

et Xantippo Lacedemonico il quale era di statura picciola, et breve, è lodato nondimeno da Silio Poeta, che disse.[Silio.]

Exiguis vigor (admirabile membris)

Vividus, et magnos nisu qui vinceret artus.

E' parimente celebrato con invidiosa lode Persio Poeta da Martiale, quantunque egli non componesse altro, che un picciolo et breve libro di Poesia[Martiale.], dicendo in quei versi.

Saepius in libro memoratur Persius uno,
Quam levis in tota Marsus Amazonide

di cui disse ancora il famoso Quintiliano.[Quintiliano.] Multum et verae gloriae quamvis uno libro Persius meruit. Ove anco Hieronimo Santo chiamollo il satirico eloquentissimo. Così né Proverbij al trigesimo dice Salomone [Hieronim.] che quattro cose sono in terra minime, de quali appaiono di maggior sapienza dell'altre, cioè la formica che prepara nelle messe il cibo, et l'esca sua; il leprettino che pone il suo cubile in terra; La Locusta che và in frotta, et à torme senza Re, ne capo; et La tarantola, che và con le mani et nelle case de Regi dimora, non bisogna dunque beffar così per poco gli Gramatici, quantunque i fondamenti loro siano tenui, et deboli, perché contẽgono una machina tanto più alta, famosa, et sublime. Per questo disse Quintiliano nel primo libro delle sue Institutioni. Ne quis igitur tamquam parva fastidiar Grammatices elementa, quia interiora velut sacri huius adeuntib. apparebit multa rerum subtilitas, quae non modo acuere ingenia puerilia, sed exercere altissimam quoque eruditionem, ac scientiam possit. Et Cornelio Nepote dice che, Grammaticus [Cornelio Nepote.] est ille, qui diligenter, et acute, scientemque possit aut dicere, aut scribere. Parti che sia stata poca cosa l'inventione quantunque breve de caratteri da scrivere, potendosi con sì picciol numero di lettere isplicare a tutto il mondo le migliaia, anzi l'infinità de' concetti nostri humani? et qual sarà quello invidioso, che non celebri sommamente Dionigio Licionio. Romano il quale, essendo stato l'inventore delle latine sillabe, meritò in Campidoglio una statua, per così notabile beneficio fatto al mondo? Hor che cosa è la Grammatica veramente, se non una scienza, la quale aperta tutte s'aprono, et la quale chiusa tutte si chiudono? [Isidoro.] che cosa è secondo Isidoro nel primo libro delle sue Etimologie, et Francesco Patritio nel secondo della Institutione della Repubblica, se non fondamento [Francesco Patritio.] di tutte l'arti liberali, et di tutte le discipline? perché ordinarono gli antichi Romani publici stipendij ai Grammatici, facendo loro uno editto, che l'insegnassero per sin né crosari delle strade, se non per darli il meritato, et dovuto honore? et forse da questo hanno tratto una vecchia usanza i pedagoghi di condursi dietro i giovenetti per le strade, insegnando loro i themi,