Pagina:Garzoni - La Piazza Universale - 1593.djvu/84

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44 piazza.

la debita mercede. Non è così lecito altrimẽti disubidire, et uccidere quel tiranno, che giustamente possiede il titolo del dominio sopra d'altri, perché (come dice S. Thomaso)[S. Thomaso.] molte volte Iddio per punition di molti peccati, ci dà per superiori quelli tali. Il che divinamente espresse anco [l'Ariosto.]l'Ariosto in quella stanza, che comincia.

il giusto Iddio, poiché i peccati nostri
Han di remission passato il segno,
Acciò che la giustitia sua dismotri
Eguale alla pietà spesso da regno
A tiranni atrocissimi, et a Mostri,
E da lor forza, e da mal far ingegno;
Per questo Mario, e Sillo pose al mondo,
E dui Neroni, e Caio furibondo.

Anzi in tutte le cose lecite siamo tenuti ubidirgli secondo la sentenza di [S. Paolo.]S.Paolo. Obedite praepositis vestris non tãtum bonis, sed etiam discolis. E nel concilio di Costanza a questo effetto fu dannata quella propositione universale, che diceva[concilio di Costanza.]. Ogni tiranno in genere da qualunque persone privata potersi uccidere. E' ben vero, che molte volte le sceleragini loro sono tali, che gli rendono degni non di morte semplice, ma d'un fine atrocissimo alle loro ribalderie conveniente, perché non servano la giustitia a modo, non tengono la bilancia dritta, sono corruttibili per doni e per presenti; sono acciecati dall'ita, et dalla passione; operano insolentemente quanto dir si possa difendendo i malfattori per l'adherenze, sono de suoi partegiani, usano tutti i torti, e tutte le stranezze a' liberi; opprimono i sudditi con le gravezze, e travagliano le persone virtuose, querelano volentieri i letterati, favoriscono i scandalosi, fan di spalla a ladroni, et ribaldi, guastano i statuti della Republica, disfanno gli ordini antichi e santi, nelle cose importanti sono scioperati, nelle minime desti e risentiti, hanno in odio le leggi superiori, non admettono i principali tribunali, si fan parte e giudici da loro stessi, amano la libertà per se soli, tengono gli amici per servitori, e i servitori per schiavi, sono privi d'amore, e di tenerezza humana, son superbi nel comandare, imperiosi nel prohibire, insolentinel castigare, temerarij nell'essequire, e finalmente o che sono innamorati a morte del vitio, et delle sceleragini, o che le sceleragini, et il vitio muoiono dell'amor loro. Et con tante iniquità, et sceleratezze ogni uno tace, ogni uno stà mutlo, ogni uno spaventa dell'ira del tiranno, che tutto tremendo, et minaccioso non parla d'altro che di ceppi, di prigionie, di galere; e succede a tutti, come dice il divino Ariosto, mentre parla de gli atti del tiranno Marganore.

Ma il popolo facea come i più fanno,
Ch'ubidiscon a quei, che più in odio hanno.