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DE' GOVERNATORI Disc. ij.


P

Arlando io del governo politico e civile, e mediante il quale si reggono i subditi virtuosamente, a fine che ne gli animi loro s'imprima il bene, e l'honesto, et dian ripulsa cődecente al vitio enorme, e nefando, usarò quell'aurea sentenza di [Leo papa.] Leo Papa, la quale dice, che. Integritas praesidentiũ salus est subditorum. Ogni volta che i Rettori principali son buoni, onde Plutarco scrivendo a Traiano, dice. Si primo te composueris ad virtutem recte procedent universa. Ma i Rettori cattivi constituiscono un stato de subditi tristo, e cattivo, perché (come dice il Poeta)

A bove maiori discit arare minor.

La onde Isocrate [Isocrate.]diede questo precetto sopra ad ogni altro al suo Re, che vedesse di non esser manco buono di quegli, che sono sotto la sua ubidienza della quale opinione è [Dionisio Alicarnasseo.] Dionisio Alicarnasseo, discendo, che questa legge della natura è commune ad ogn'uno, che tutti i buoni sian superiori a manco buoni. Dovendo adunque i subditi imparar gli essempi della bontà, et della virtù da' principali governi, che son lor posti come un lui lo specchio avãti a gli occhi, e come una viva idea de gli atti, et operationi loro, è cosa sommamente necessaria, che siano amici della virtù, et accőpagnati con la bontà che si ricerca per instruire, et edificare i lor soggetti. Debbono i Governatori sopra tutto esser ornati di sapienza, di giustitia, de fedeltà, di carità, di religione, di costumi integerrimi, per dar saggio di loro honorevole, et condecente al grado, et alla dignità, che tengono sopra gli altri. Gli è necessaria la sapienza, perché Platone[Platone.] dice, che ella sola è causa di far benissimo le cose, che si fanno. E [Cicerone.]Cicerone, dice, che ella è la maestra, et l'arte della vita, Apollofane Stoico fece tanto conto di essa, che solea [Apollofane.] dire, che solo ella era la virtù; overo ch'ella haveva in se tutte le virtù, overo che tutte le virtù erano sottoposte a lei. [Bione.] Bione Filosofo molto saggiamente commendolla, dicendo, che la sapienza è da tanto più fra l'altre virtù, da quanto più sono gli occhi de gli altri sensi. Et [Epicuro.]Epicuro al proposito nostro diceva ancor esso, che il maggior di tutti i beni era la sapienza, perché questa cerca le cause, vuol vedere perché una cosa si debba fare, elegge il bene, e rifiuta il male. Quindi i [Stoici.] Stoici dicono, che l'ingegno del sapiente è un'habito presto, et spedito, cioè una presta prattica di sapere in un tratto quello, ch'egli ha da fare. Onde Plotino[Plotino.] scrivendo delle virtù civili, sottopose alla sapienza l'intelligenza, la consideratione, la providenza, la docilità, et la cautione; per dimostrare, che l'huomo savio [Ipparco.] è intelligente, considerato, providendo, atto d'aprendere il tutto, e cauto nel male, né perigli, secondo il detto d'Ipparco Astronomo,