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Ciò che Mendelssohn era per Lipsia negli anni 1834-1841, ciò che Lipsia era per lui, entrambi lo sanno troppo bene. La sua perdita per questa città è irreparabile, e l’avvenire dimostrerà se la sua attuale posizione a Berlino sarà altrettanto creatrice come lo fu sinora.

(Dalla Gaz. Mus. di Vienna)


II.

CENNI SU G. PASTA


Riproduciamo il brano della Rassegna Musicale della Révue Des Deux Mondes (fascicolo 15. Dicembre) quale lo abbiamo promesso nel 1.° foglio dell'annata corrente e lasciamo che i nostri, lettori i meglio versati in queste cose ci facciano intorno i loro commenti.

«Quali e quante rimembranze non si legano a questa musica (il Tancredi), rimembranze della Pasta, della Pisaroni, della Sontag, della Malibran:, rimembranze della Pasta in ispecie, la sola forse che sapesse scolpire nella parte di Tancredi il vero carattere più ad essa appropriato della grandezza eroica e cavalleresca? La Malibran, con tutto il suo genio, y manquait d'ampleur: l’infrenabile foga della sua natura e la caldezza del suo sangue, che in tante altre occasioni la «trascinavano a degli effetti irresistibili, nuocevano qui, ad ora ad ora, alla gravità della sua mimica. L’arte dell’attore non è punto indipendente al grado che taluni sembrano credere. Vi ha certuni i quali si pensano aver detto tutto allorachè hanno esclamato, «ispirazione, genio! fuoco sacro!» Senza dubbio al par di chicchessia noi ammiriamo questi doni del cielo, ma non siam per ciò meno persuasi che l’ispirazione abbandonata a sé stessa, non adduca il più delle volte che alla sregolatezza e alla stravaganza, ed era appunto questa forza moderatrice, se così posso esprimermi, questa antica ricordanza della dignità umana tra il tumulto delle passioni, questa accurata ricerca del gesto e della parola, questo intelligente culto dei modi plastici (plasticité) che nel Tancredi, nella Semiramide, nell'Otello trasformavano la Pasta nella attrice tragica senza rivale, nella cantante classica per eccellenza. In codesto travestimento, al quale il più delle volte sono obbligatele attrici-contralto, la Pasta comprendeva a meraviglia i limiti di alcune mezzetinte e velature che non è lieve cosa oltrepassare senza dar nel ridicolo. In fatto non si tratta punto di affettare dei gesti virili, de raccordar son geste et de faire sonner ses èperons. Che cosa importa l’illusione del costume, se la cantante sa colpire la passione e l’accento drammatico della parte che investe? In così periglioso impegno non c’è altro modo a salvarsi che coll'ideale. Era ella una donna la Pasta quando cantava, Di tanti palpiti, era ella un uomo? Chi ha mai pensato ad informarsene? Ell’era Tancredi.»

E più innanzi: «Per quanto poca cura vi siate data di tenere conto delle differenti fasi di splendore del nostro Teatro-Italiano non potrete senza dubbio aver posta in oblio la sortita della Pasta nel primo atto, il suo modo sì largo e sì semplice di dire il recitativo, e quel suo accento or languido, or tenero e or passionalo che ella sapeva dare alla cavatina: c’era fra gli altri un momento in cui la maschia pienezza della sua voce, rispondendo alla grande espressione della sua anima, sapeva trovare su queste parole

Ne’ suoi bei rai mi pascerò,

uno dei più begli effetti cui possa mai giugnere l’arte tragica.»


CARTEGGIO.

Parigi.... li.... del 1843.


Permettetemi ch’io dia principio a questo mio foglio col mandarvi alcuna notizia della nostra letteratura drammatica. È questa tanto strettamente legata all’arte musicale che in verità non so comprendere come non ne abbiate prima d’ora invaso il campo. Gilè anzi, ove ne avessi la voglia e il tempo, mi basterebbe l’animo di provarvi non potersi dare compositore teatrale veramente degno di questo nome ove alle cognizioni scientifiche tecniche della sua arte e ai naturali doni di fantasia e sentimento musicale non congiunga una di stinta coltura negli studj dei migliori autori drammatici antichi e moderni. A sostegno di questa mia proposizione potrei citarvi più nomi; quello di Gluck, per esempio, quello di Mozart, quello di Boieldieu, quello del vostro Bellini, i quali erano passionalissimi della lettura dei grandi tragici, e forse per questo la loro musica è piena di quella forza d’espressione e profonda verità d’affetto che tanto la rende interessante a coloro i quali non s’accontentano di ammirare nelle composizioni melodrammatiche il solo prestigio di una maggiore o minor abbondanza di frasi e di fioretti melodici. - Ma veniamo a noi.

Alla Comédie Française si stanno preparando Les Burgraves di Vittore Hugo, dei quali s’è già tanto parlato. La distribuzione delle parti di questo dramma ansiosamente aspettato, subisce all’istante che vi scrivo un nuovo cambiamento. Si trattava di dar la parte importantissima di una strega di ottant’anni, a madama Dorval; ma la brava artista torse il suo grazioso nasino al pensiero di dovere solcarsi il volto di rughe simulate, e fece capire bellamente all’autore l’inconvenienza di rinunziare al prestigio delle grazie del suo corpo e della freschezza della sua fronte di trent’anni. Il povero Vittor Hugo e quindi tutto imbarazzato a trovare l’attrice che voglia pigliarsi sulle spalle i sedici lustri della vecchiarda fatucchiera. Si dubita che avrà molto a faticare, e che probabilmente dovrà accontentarsi di una attrice di second’ordine, la quale forse guasterà l’effetto del dramma. Vedete da quali piccolezze dipendono molle volte i destini degli autori! Le spese per la mise en scene dei Burgravi oltrepassa ogni supposizione! I signori societarii sono impegnati a fare i maggiori sagrifizii di borsa per ottenere un brillante esito, e quel che più conta, un esito durevole; si semina a larga mano per raccogliere a bracciate. Starà poi a vedere se con degli abiti splendidi, con delle tele magicamente dipinte c con degli addobbi straricchi si potrà supplire alla poverità d’invenzione e di verità del dramma, dato il caso che il dramma di quel potente ingegno di Vittore Hugo possa esser povero di invenzione e di verità. Beato il tempo in cui quel buon uomo di Shakspeare dava a Drùry-Lane il suo Coriolano nel quale quattro o sei galoppi a gambe nude rappresentavano il popolo romano!

Un altra notizia drammatica.

Madama Ancelot, la gentile autrice della Maria o le tre epoche, pittura finissima della moderna società coi suoi crudeli sagrifizii coperti di fiori, ha dato un nuovo dramma in un sol alto col titolo Une Femme à la Mode. E singolare che questa piccola pièce ebbe a subire la critica de’ giornali parigini per l’eccesso di quei pregi medesimi che di solito fanno la fortuna di questo genere di componimenti; intendo dire una tal quale affettata esuberanza di pensieri sottili, di bei motti, di tratti di spirito. Il pubblico, come abbarbagliato da questo fuoco d’artifizio di frasi piccanti e di concetti, non potè tener dietro all’andamento dell’azione, c per non volere divertirsi troppo finì per annoiarsi. Nel feuilletton del Débats quell’ingegno sofistico di Janin ha data un’analisi critica tutt’altro che lusinghevole della Femme à la Mode di madama Ancelot.

Or per saltare a pie’ giunti da questa troppo fina miniatura ad un quadro tirato giù a larghe c ardile pennellate, vi dirò una parola della Madelaine; dramma in cinque atti dei signori Anicet-Bourgcois e Albert, che all’Ambigu-Comique ebbe molta fortuna, grazie alle felici combinazioni dell’intrigo, alla ingegnosa disposizione delle scene ed all’interesse che va crescendo dall’esposizione. fino allo Scioglimento. - Sono pur bravi questi nostri giovani drammaturghi nel farsi perdonare le più sfacciate assurdità ed una tal quale intemperanza di fantasia e ardimento di concetto a forza di artifizi bizzarri e piccanti negli orditi, e più che tutto, a forza di vivacità di dialogo, e di finezza di osservazioni sociali!

Or passiamo alle notizie musicali. Voi altri Milanesi avrete riso senza dubbio a leggere la singolare notizia: che registrano la Révue e Gazette Musicale de Paris nel suo N. 3°. È mirabile come in si poche righe ella abbia saputo ammucchiare tante fanfalucche!

Perméttete quindi che ve le riproduca tali e quali le si leggono in quel foglio. «Milan. - Cinq Opéras nouveaux seront donnés pendant cette saison au Grand-Théâtre: Matilde de Monforte, de Féodale; Francesco Donato de Mereadante; Maria degli Albuzzi (!) de Mandanici; un Opéra de Manzachi; et un Opéra de Pacini.» In verità dovete dire che è molto male informato il corrispondente del foglio parigino, voi altri abbonati alla Scala, i quali finora non aveste che la Vallombra di Ricci molto male riuscita, l’Assedio di Corinto e la Lucrezia eseguiti nel tutt’insieme appena mediocramente (se debbo stare a’ vostri giudizii), e del resto avete la bontà di non vi aspettar altro in tutta la stagione fuorché i Lombardi alla prima Crociata del bravo Verdi. Vero è però che, a compenso di tanta parsimonia di produzioni musicali, il vostro impresario vi è generoso di capidopera coreografici, se tali sono da giudicarsi la Luisa Strozzi, magra azione del puro genere drammatico, e la Gisella del nostro Gouthier, graziosa e ipotetica leggenda slava, improvidamente diluita dal signor Cortesi in un mare di incongruenze e di banalità, cui non poterono servire di passaporto né lo sfoggio dell’apparato scenico, né le meraviglie di un macchinismo pieno di ingenuità!

Un’altra notizia musicale, che senza dubbio riceverete con molto piacere, ella e questa che il vostro Ronconi, arrivato da poco tempo a Parigi, cantò venerdì scorso ad un’Accademia data dall’Ambasciadore di Napoli, e vi si addimostrò quel valente e simpatico artista che da un pezzo è giudicato. Egli s’è fatto sentire in un duetto dell’Elisir d’Amore e nel quartetto della Lucia, e, ripeterò anch’io colla Gazette Musicale, «il ci produit un effet extraordinaire! Lo sua voce si accentata, sì dolce, sì vibrante, «est une des plus belles que nous ajons jamais entendues» Vi stimo bravo se avete il coraggio di dividere senza eccezioni questo favorevole giudizio! Quanto a me avrei qualche dubbio a sottoscrivermivi alla cieca. Anzi, se ho da dirverla schietta, il Ronconi mi pare cantante da lodarsi per tutt’altro che non sia per la bellezza e dolcezza della voce!- Ma in questi giorni non è il solo Ronconi tra i cantanti bassi cui la fortuna fa in Parigi i suoi gentili visetti. Anche il Barroilhet, dicono, è lì lì per giugnere sulla cima della ruota della volubile e cieca Dea! Nientemanco che si tratta di nominarlo professore di canto al nostro Regio Conservatorio! Io gli auguro di tutto cuore questo colpo di favore sovrano.

Non ho per ora a darvi altre notizie musicali di vero interesse; che dei semplici pettegolezzi di camerino e delle glorie artistiche registrate nei nostri fogli, sotto la ispirazione del prezzo d’abbonamento o della tariffa d’inserzione, non amo occuparmi. Finirò quindi col pregarvi a contraccambiarmi con un po’ più di generosità di notizie musicali italiane! Che diamine! Vivete nella città reputata la più splendida tra le protettrici dell'arte delle crome, e non avete ad informarmi d'altro che di fiaschi e di semifiaschi? Possibile mo che il vostro Gran Teatro della Scala, tanto famoso pei trionfi de’ suoi bei tempi passati, ora non abbia a produrre altri vanti che i prodigi dei maestri piedi della Taglioni, le coliche pirouettes del Morante, e le vezzose capriole di quella cara Cerrito che fa palpitare d’entusiasmo tanti cuori magnanimi?

Il vostro C. G.




NOTIZIE MUSICALI ITALIANE


Milano. I. R. Teatro alla Scala. - La complessiva esecuzione dell'Assedio di Corinto (ridotta in due atti) già fin dalla prima rappresentazione oltre modo imperfetta, di sera in sera va divenendo sempre più fiacca e trascurata, e perciò non a torto gli spettatori si dispensano dal prestarvi attenzione. — detto - Accademia di madama Albertazzi- Questa avvenente e lodata cantante cresciuta alla fiorita scuola di un Rubini, di un Tamburini e di una Persiani-Tacchinardi con cui ebbe più volte a prodursi nei teatri di Parigi e Londra, la sera del 20 corrente colla facilità e purezza di un rossignuolo vocalizzò alcuni brillanti pezzi di Rossini, riportandone generosi applausi. Cavallini, il clarinettista per eccellenza, corno al solito rinnovò le sue prove d’immani difficoltà mirabilmente superate. — Nuove pubblicazioni - Siccome è nostro obbligo