Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/32

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) vera armonia. La cosa non poteva farsi ad ) un tratto; ma il Palestrina, cantore di papa. Marcello, educato ne’ geroglifici fiamminghi | la tentò, ed il suo tentativo fu poi causa che altri coll andar del tempo cooperassero all’impresa, e la compissero. Ma che si fece allora a benefizio de’timpani sconquassati? Dal barbaro contrappunto fu cavato il meglio (che del buono era vene senza dubbio); fu posto freno agli abusi, dato bando ai numeri insignificanti, ritenute le dissonanze più ragionevoli; e confinata tutta la vecchia scienza nei banchi delle scuole, dove continuò a vivere lunghi anni; uria più naturale e discreta armonia si udì con una nuova cantilena. o melodia alla quale- i compositori di Fiandra non avevano mai pensato. L’innovazione fu felice perchè non distrusse ma corresse,ritenne il buono, lasciò il cattivo; e la musica da scienza astratta ed insopportabile, senza abbandonare le dissonanze, ritornò arte bella, con piacere dei dotti, e degl’indotti. (Sarà continuato) Prof. G. B. CRITICA MUSICALE Di un libro intitolato! Lezioni «l’Armonio serittc da Bloni:vno IJi auhi vicentino, per faeilitare Io tttu«!io del Contrappunto. Terza e«iizione. Konia «lai tipi «li Asgki.o Ajhi. 1841. (Fedi i fogli di questa Gazzetta N. 52, Anno primo, 1. 3 e 5 Anno secondo). La Comunanza de’suoni è per il signor Quadri ciò che dicesi più comunemente Concatenazione armonica. Secondo lui, essa ha per norma la seguente: «Due accordi sono sempre ben concatenati fra loro quando la nota fondamentale del primo scende di terza o di quarta o di quinta, onde incontrarsi sulla nota fondamentale del secondo accordo». Alla quale potrebbesi fare un supplemento, dicendo che, quando la nota fondamentale discende di sesta, o (che torna allo stesso) sale di terza, ha egualmente luogo la concatenazione, siccome, esempigrazia, in questi due accordi, La-Do-Mi e Do-Mi-Sol, in cui sono comuni i due suoni Do e Mi. Ma lasciamo di questa cosa: domandiamo piuttosto al sig. Quadri a che serva la ì-egola da lui prescritta. Egli risponderà: onde avere un mezzo sicuro di poter prolungare od abbreviare il passaggio, come più aggrada. Al che io replicherò: come otterrete questo mezzo sicuro della comunanza de’ suoni? La sola risposta plausibile ch’ei possa darmi, è questa: Che la comunanza dei suoni stabilita nei tre movimenti di Basso, sopra, indicati, serve sempre a concatenare fra di loro gli accordi perfetti senza timore di errare; e che in conseguenza, per trovare delle buone successioni di accordi, altro non si richiede se non che dalTuno all’altro di essi vi sia almeno un suono comune. Or bene, sia il seguente Partimento del P. Mattel; che è quel medesimo che costituisce la -161.’«a ed ultima figura delle Lezioni d’Armonia: ]| Questo Basso è numerato secondo Finii dicazione del basso fondamentale sottopo| stovi; il quale, collimando appuntino con la regola soprascritta, ed essendo tale quale potrebbe escire dalla penna di un princi: piante istruito da essa regola, dovrebbe i somministrare un accompagnamento regoI lare e di buon effetto. Anzi, affinché il sili gnor Quadri non abbia nulla a ridire, io ho voluto assecondarlo esattamente anche nelle due ultime regole eli’ egli prescrive in questo articolo, nel caso che uno degli accordi concatenati fosse rivoltato; e sono queste: “ «Si potrà dare 5-5 alla prima nota, e «3-0 alla seconda nota quando il basso «resta fermo, scenda di grado, scenda di «terza». «Si potrà dare invece 5-6 alla prima «nota, e 5-5 alla seconda nota, quando «il basso sale di quarta, sale di terza, sale «di grado». Queste prescrizioni sono esattamente osservate nell’accompagnamento apposto al citato partimento. La successione degli accordi vi è regolare? l’effetto che ne risulta, è buono? Certamente, no. Dunque? Dunque la comunanza de’ suoni è un’inutilità. Ecco il medesimo partimento accompagnato con la numerica del suo illustre autore: tei II tsrzo mezzo proposto dal sig.^Quadri per effettuare il passaggio da un tuono all’altro, è quello delle note sensibili. Gli accordi sensibili, come quelli che ordinariamente racchiudono in sè due note caratteristiche del tuono, occupano un posto della massima importanza nella modulazione: epperò sembra che qui più che altrove l’autore avrebbe dovuto estendei-e i suoi ragionamenti. Ma no: come per seguire un metodo di compensazione, e per riscattare il tempo perduto nella spiegazione dell’inutile mezzo che ho esaminato dianzi, e di un altro che fra poco esaminerò, egli rimanda il lettore alla sesta lezione, nella quale dice di aver estesamente analizzato l’uso degli accordi sensibili, ma effettivamente, per ciò che riguarda la modulazione. non ci ha insegnato altro che a passare dal tuono di Do a quello di Sol, e da quest’ultimo ritornare al primo. Col quarto mezzo l’autore ci avverte che «nel concatenare gli accordi spesso oc«corre rendere minore l’accordo che era «maggiore e viceversa»; il che, praticandosi mediante l’uso degli accidenti, egli chiama cambiamento di segni accidentali. «Questo mezzo» soggiunge «si pratica spesso per ottenere maggiore relazione fra l’accordo in cui si è. e quello a cui si mira di passare poco dopo». Togli la parola spesso, e cambia la parola accordo in quella di tono: il resto va bene e questa è buona regola. Nell’articolo che riguarda la Differenza delle terze, sta scritto: «Havvi il caso che «si possa far succedere due accordi perii: fetti anche se non abbiano suoni comuni,«ciò è sempre praticabile quando la pri«ma terza nei due accordi sia di diversa «natura. Cosi l’accordo maggiore potrà «essere seguito da uno minore, e vice«versa, quantunque non siavi comunanza «di suoni». Fin qui va benissimo. Ma seguitando, si legge: «Se i due accordi «sono minori tutti due, si succedono sem- | «pre regolarmente; se sono maggiori en- < «trambi, riescono alquanto duri» (non f mi pare). «Viene però il caso di prali«care anche questi». Spremendo ben bene il succo di questo discorso, l’autore ha voluto dire.... Nulla. Diffatto, a che serve il notare questa differenza delle terze, quando, differenza o non differenza, tutto riesce a buon fine? Egli è vero che dopo ciò, ci raccomanda di badare a dispor bene le parti, per coprire la pretesa durezza delle due terze maggiori: ma anche questo suggerimento è inopportuno, giacché non solamente nel caso delle terze maggiori, ma in tutti gli altri la disposizione delle parti dev’essere buona, chi vuole schivare massimamente gli errori di quinta e di ottava consecutiva. E ciò è tanto vero che 10 stesso sig. Quadri, negli esempi da lui addotti, fa scorgere la medesima disposizione di parti (sebbene in diversa posizione) fra i due accordi, Do-!Ui-Sol e ReFa-La, dove le terze sono differenti, e fra gli altri due, Do-Mi-Sol e Re-Fa§-La, dove le terze sono maggiori amendue. Questo mezzo pertanto si può appaiare con quello della comunanza de’ suoni; e tanto più che, dove pure ciascuno considerato separatamente, avesse un valore, non mancherebbero di distruggersi a vicenda, quando si mettano in confronto l’uno dell’altro. Imperciocché in forza della comunanza de’ suoni, come s’è veduto, si verrebbe a stabilire che gli accordi si succedono regolarmente quando il loro basso fondamentale discende di terza, di quarta, di quinta e di sesta, o (che torna allo stesso) quando sale di sesta, di quinta, di quarta e di terza e in forza della cosi detta differenza delle terze, il basso fondamentale potrebbe regolarmente salire di settima e di seconda; 11 che equivale al dire che comunque procede il basso fondamentale procede sempre regolarmente; e in conseguenza, qualunque sia la successione degli accordi, sempre produce buon effetto. La successione delle seste è la notissima progressione di accordi di terza e sesta. Il signor Quadri non fa che definirla. Chi sa dirmi l’utilità che si può ricavare da tale definizione a prò dell’arte di modulare? Efifli è da oltre vent’anni che si è riconosciuto in teoria che, mediante un solo accordo di terza diminuita si può passare ad otto tuoni diversi, i quali possono essere ciascuno di modo maggiore o minore. Così, per esempio, con l’accordo Sol§-SiRe-Fa si può passare a La maggiore o minore, considerando il So/$ come nota sensibile del tuono di la: e con questo medesimo accordo si può passare a Re maggiore o minore, considerando lo stesso vo/$ come quarta alterata del tuono di Re. Di maniera che. trasformando col mezzo dell’enarmonia l’accordo, Sol§-Si-Re-Fa negli accordi Si-Re-F’à-La^-Re-Fa-La^-Doy, e mi# -Sofy-Si-Re, ne seguita che le risoluzioni che si possono dare a un medesimo accordo di settima diminuita (senza contare le risoluzioni per inganno) sono sedici. Il nuovissimo trattato del signor Quadri riduce tali risoluzioni al numero di otto, tutto compreso. Parlando poi dalle transizione,’ enarmonica col mezzo dell’accordo di s sta eccedente, il signor Quadri dice che f l’accordo Sol-Si-Re-Miì appartiene al tono ‘ di Faì,: conseguenza necessaria dell’errore j dimostrato nel mio articolo III, quando ho (