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l’altra distinte per ingegno e cultura, si riunirono a Cambrai, dove abitavano due case contigue, onde poter conferire ad ogni istante, giorno e notte, senza assoggettarsi all’etichetta. Ed esse riuscirono a mettersi d’accordo, ed a stabilire quella pace, rimasta nella storia col nome di Pace delle Dame.

La Francia strillò un poco contro Luisa, dalla quale si teneva sacrificata, ma la Duchessa era felice di poter riavere i suoi nipotini e di riabbracciarli dopo cinque anni d’esilio.

Abbiamo detto, sino dal principio, che Luisa di Savoia era un ingegno vigoroso ed un carattere fermo. Infatti, nelle divisioni recate dall’agitarsi dei luterani, essa che aveva perorata la canonizzazione di S. Francesco di Paola, condannava la Riforma, ed esortava il figlio al rigore contro i suoi discepoli. Però il Trattato di Cambrai fu l’ultimo atto pubblico di lei. Ritirata a Fontainebleau, conservava a cinquantaquattro anni tutta la sua bellezza e la sua fiorente salute, cercando nelle meditazioni serie un alimento al suo carattere forte ed appassionato. Ma sviluppatasi ivi la peste, si recava a Romorantin per sfuggirla, allorché ammalatasi per viaggio, fu costretta a fermarsi a Grès nel Gastinois. Qui, tre giorni avanti l’ultimo suo, che fu il 29 settembre 1531, vide nella notte la sua camera straordinariamente illuminata da un chiarore che veniva dal di fuori, traverso i cristalli della finestra. Se ne lamentò colle sue cameriere, credendo che ciò fosse la fiamma troppo viva del caminetto. Ma quelle ri-