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nel Ducato la devozione per la Francia invaditrice, e non si guardò più con sospetto alla Germania, dalla quale non poteva venire nessun pericolo; si addolcirono le relazioni con gli svizzeri, e furono carezzati i ginevrini. Fu insomma sotto Filiberto che ebbe principio in Savoia la politica di Stato, e sia pure, come è certo, stata ispirata a lui dalla moglie, ciò non toglie che essa non riuscisse un’utile cosa, che gli avvenimenti di Francia, d’Austria e di Spagna imponevano. Così la Casa di Savoia potè trar partito dalle circostanze, prima per rendersi indipendente, poi per ingrandirsi, col concedere, non senza compensi territoriali, la sua amicizia ora ai Re, ora agli Imperatori, che imploravano supplichevoli le forze di una famiglia che era padrona delle Alpi, e il di cui militare valore era noto. Giammai neutrale se non armata, e rare volte, e solo quando tale inattività le era proficua. Del resto fu sotto Filiberto che si verificò per la prima volta la massima di Stato di non volere mai essere né francese, ne tedesca, ne spagnuola, ma soltanto la Casa italiana di Savoia.

Così nel 1502, Filiberto non concesse a Luigi XII il passaggio del Moncenisio per l’impresa di Napoli, ed egli dovè prendere la via del Delfinato e di Saluzzo.

Margherita, colla sua non ordinaria penetrazione, aveva anche conosciuto qual carattere pericoloso fosse quello del suo cognato Renato, allevato anche lui in Francia, e alla Francia e alla sorella Luisa troppo proclive. Procurò perciò di tenerlo il più possibile lon-