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criterio. Ma non era che ai primi passi, e non aveva che ventiquattro anni.

Vittorio Amedeo era amantissimo ed affettuosissimo in famiglia. Troppo buono coi figli, una schiera di monellucci di pochi anni, ch’ei non ebbe la soddisfazione di vedere adulti; troppo condiscendente colla moglie, dalla cui influenza troppo si lasciava dominare; pervenne al potere in cattivo momento, e pur troppo, per la sua debolezza d’animo, distrusse l’opera di suo padre, e ripose il suo Stato alla mercede altrui, con la malaugurata cessione di Pinerolo, da lui fatta alla Francia, nella conclusione della pace di Cherasco. Sicché, con lo Stato invaso per metà dai nemici, per l’altra metà calpestato dagli alleati dei suoi fratelli, malcontenti di quella cessione, egli si trovò presto in tristi condizioni, e abbandonato del tutto dai fratelli, che tennero allora apertamente per la Spagna, d’onde era venuta la loro madre, e per antipatia alla cognata che non poteva soffrirli.

Vittorio Amedeo, non potendo durarla in quell’incertezza, e pur dovendo decidersi per uno dei due competitori eterni, e possibilmente per quello che avesse meno pretensioni, spinto anche da Cristina, ma senza entusiasmo proprio, si decise per la Francia e mise al bando i fratelli.

La guerra ricominciò, ed egli vi prese parte attiva. Dopo la vittoria da lui riportata a Mombaldone, il 25 settembre 1637, il maresciallo Créqui, comandante delle truppe francesi, diè un banchetto nel giorno ap-