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e teneva molto in apprensione il governatore dei principini, il quale, alle premurose richieste della Reggente, nulla poteva rispondere di confortante. Più tardi però essa rinvigorì inaspettatamente, ed il marchese di Ceva potè avere la soddisfazione di far sapere alla sua sovrana che Adelaide rifioriva a vista, sgranocchiando allegramente del saporito pane casalingo.

Ma essa non fu mai, neppure in seguito, di salute vigorosa, sia per essere nata gemella, sia pel carattere impressionabile ed esaltato datole dalla natura, e che la sua infanzia infermiccia non aveva permesso all’educazione di modificare. In famiglia poi la chiamavano la tenerina, perchè la più piccola contrarietà la faceva piangere, abitudine questa che conservò anche da sposa e madre.

Intanto che Adelaide passava dall’infanzia alla fanciullezza, molti avvenimenti politici e famigliari eransi svolti e compiuti, tanto che la pace era tornata nello Stato e fra i parenti, ed essa potè finalmente risiedere presso la madre a Torino. E qui, nella Metropolitana, la vediamo il 26 maggio 1649, ricevere la cresima insieme al fratello, avendo per padrino lo zio principe Maurizio, e per madrina la propria sorella maggiore, principessa Luisa, consorte di lui.

Adelaide aveva appena tredici anni, e come è la sorte delle principesse, già si pensava a farle uno stato maritandola, e a trarre la maggiore utilità dal di lei matrimonio. Dopo la pace di Vestfalia, si presentò, come ho altrove perennato, la combinaizione per la Sa-