Pagina:Gemma Giovannini - Le donne di casa Savoia.djvu/438

Da Wikisource.
370 le donne di casa savoia

che quando proprio non ci aveva che vedere, ma solo perchè oramai si voleva il nuovo. Questa povera donna fu dunque una vittima degli avvenimenti che andavano a precipizio, e siccome non era una stupida da mettersi in un canto, la si calunniava.

Così si venne all’abdicazione. La rivoluzione militare piemontese dei trenta giorni (1821), eco di quelle di Spagna, Portogallo e Napoli, troncò il regno di Vittorio Emanuele I, buono, accessibile ed amato, ma che le nuove idee e le nuove convinzioni non persuadevano, e che preferì abdicare, invece di dare una Costituzione che gli sembrava di non dover concedere. Fu rimpianto; ma non volle promettere ciò che non sentiva di non poter mantenere. Ciò avvenne la notte del 12 marzo. La Regina ed alcuni Ministri consigliavano la Costituzione spagnuola: erano stati colti alla sprovvista e consultavansi con animo turbato. Ma Vittorio Emanuele assolutamente e sotto qualunque forma la negò, non per servilismo all’Austria, ciò di cui sappiamo troppo bene che non era capace, ma per proprio convincimento, sembrandogli che in certe circostanze essa poteva tornare dannosa allo Stato, come già era avvenuto ed avveniva altrove, facendo infatti cattiva prova; perchè, secondo lui, in un paese uscito da poco dalla dominazione straniera, e non ancora libero dalle passioni rivoluzionarie e dalle sette, e per tante altre consimili ragioni, il principio monarchico doveva accrescersi di forza e di autorità, e non già menomarsela.

In questo caso il contegno della Regina fu nobile.