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Ed infatti tale era l’opinione generale circa quella gentile fanciulla che, sebbene da padre austriaco, era nata italiana sotto il bel cielo di Lombardia, e da madre italiana, la principessa Elisabetta Francesca di Carignano, sorella del Re Carlo Alberto. Nè poteva essere altrimenti. Educata con ogni cura e con vigile amore sotto gli occhi della madre, insieme alla sorella maggiore Maria Carolina, con la lingua italiana, che le fu insegnata a balbettare dalle fasce, insieme alla tedesca, e più alla francese, ella apprese anche ad amare la nazione, di cui un giorno doveva sposare il liberatore. La Viceregina era donna di eletto ingegno, di molta coltura, di nobile sentire, e tutto ciò unito ad un carattere gaio e ad una operosità da buona madre di famiglia, diligentissima nell’educazione dei figli, da cui era idolatrata; sicché a diciotto anni, nel 1840, Adele era riuscita una giovine perfetta ed attraentissima, quantunque modesta oltre ogni dire.

Anche la mammoletta, che della modestia è il simbolo, si lascia indovinare dal profumo che da lei esala all’intorno; e cosi le virtù della giovine Arciduchessa la rivelarono presto in tutta Italia.

Fu allora che Maria Teresa sua zia, e Regina di Sardegna, vagheggiando forse un dolce progetto, ebbe desiderio di conoscere personalmente questa maraviglia, onde assicurarsi da sé stessa dell’esattezza di ciò che si diceva. Perciò nel 1840, quando appunto il figlio suo Vittorio Emanuele, principe ereditario, compiva venti anni, essa fece una visita a Milano ai cognati,