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Fecondo limo, e le colline inoltre,
Che a i caldi venti ed al meriggio esposte
295L’odïosa a l’aratro umida felce
Nutrono in copia, di robuste viti
Abbondanti saran, d’uve succose
E di söavi prezïosi vini,
Quai da le coppe d’or libansi a Giove
300Nei sacrificii allor che le fumanti
Viscere imposte su l’altar, dà fiato
A l’eburnea sua tibia il pingue Etrusco.

     Che se fecondo pascolo agli armenti
Cerchi piuttosto, e teneri vitelli
305Educar brami, ed agnelletti e capre
A gli arboscelli e a i seminati infeste,
Vattene i prati ed i lontani paschi
A ricercar del fertile Tarento,
O campi altrove somiglianti a quelli
310Che ha l’infelice Mantova perduti,
Ove canoro stuol di bianchi cigni
Scherza del Mincio su l’erbosa riva.
Ivi non pingui e tenere pasture
Mancano, o fresche acque correnti, e quanto
315D’erbe consuma la pascente greggia
Nel lungo esivo dì, tanto di breve
Notte compensa il rugiadoso umore.