Pagina:Gerusalemme liberata I.djvu/175

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CANTO QUINTO. 153

LXXVII.


     Voglion sempre seguirla all’ombra, al Sole,
E per lei, combattendo, espor la vita.
Ella fanne alcun motto, e con parole
612Tronche, e dolci sospiri a ciò gl’invita:
Ed or con questo, ed or con quel si duole,
Che far convienle senza lui partita.
S’erano armati intanto, e da Goffredo
616Toglieano i dieci cavalier congedo.

LXXVIII.


     Gli ammonisce quel saggio a parte a parte,
Come la fe Pagana è incerta e leve,
E mal sicuro pegno: e con qual’arte
620L’insidie, e i casi avversi uom fuggir deve.
Ma son le sue parole al vento sparte:
Nè consiglio d’uom saggio Amor riceve.
Lor dà commiato alfine, e la Donzella
624Non aspetta al partir l’alba novella.

LXXIX.


     Parte la vincitrice, e quei rivali,
Quasi prigioni, al suo trionfo innanti
Seco n’adduce, e tra infiniti mali
628Lascia la turba poi degli altri amanti.
Ma come uscì la notte, e sotto l’ali
Menò il silenzio, e i lievi sogni erranti;
Secretamente, com’Amor gl’informa,
632Molti d’Armida seguitaron l’orma.