Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/305

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CANTO DECIMONONO. 277

CI.


     Oh! pur colui, che circondolle intorno
All’alma sì che non fia chi le scioglia,
Non dica: errante ancella, altro soggiorno
804Cercati pure: e me seco non voglia;
Ma pietoso gradisca il mio ritorno,
E nell’antica mia prigion m’accoglia.
Così diceagli Erminia: e insieme andaro
808La notte e ’l giorno ragionando a paro.
   

CII.


     Il più usato sentier lasciò Vafrino,
Calle cercando o più sicuro o corto.
Giunsero in loco alla Città vicino,
812Quando è il Sol nell’Occaso, e imbruna l’Orto:
E trovaron di sangue atro il cammino:
E poi vider nel sangue un guerrier morto,
Che le vie tutte ingombra, e la gran faccia
816Tien volta ai Cielo, e morto anco minaccia.
   

CIII.


     L’uso dell’arme, e ’l portamento estrano
Pagan mostrarlo: e lo scudier trascorse.
Un altro alquanto ne giacea lontano,
820Che tosto agli occhj di Vafrino occorse.
Egli disse fra se: questi è Cristiano.
Più il mise poscia il vestir bruno in forse.
Salta di sella, e gli discopre il viso:
824Ed oimè, grida, è quì Tancredi ucciso.