Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/24

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La nostra moderazione ha già risolto molte esitanze, conquistato molte simpatie. Procediamo a questo intento! È a sperarsi che il nostro metodo riesca completamente. È a sperarsi che i pertinaci fautori del passato, i più accaniti nemici delle nostre idee, gli stessi clericali, si accostino un giorno al banchetto delle nazionalità redente, e vengano con noi a celebrare la Pasqua di riconciliazione. Non è vero, signor curato revendissimo?»

CAPITOLO IV.

Non possumus!

La inattesa perorazione del sindaco produsse un effetto galvanico sul curato, il quale nella sua canonica riservatezza, avrebbe voluto astenersi da quella vivace polemica. Tacere, dopo una interpellanza così diretta, era lo stesso che approvare o dichiararsi convinto. E quale scandalo per le tribune dei villani! quale sconfitta per il principio!

Tutti gli occhi erano fissi in lui. Il signore col suo sguardo severo pareva esigere una spiegazione.

Il curato si levò in piedi, e volgendosi all’uditorio con un gesto da dominus vobiscum, replicò a tutta voce due parole latine, il motto inesorabile, nel quale si riassume tutto il programma religioso e politico della setta clericale:

«Non possumus!

«Non possiamo! non possiamo! proseguì a tutta voce l’onorevole interpellato, traducendo il suo testo per adattarsi alla intelligenza delle tribune idiote.