Pagina:Giacomelli - Dal diario di una samaritana, 1917.djvu/32

Da Wikisource.

— 30 —

Cercai d’incoraggiarlo. Con frasi rotte, mi narrò di avere degli obblighi verso una ragazza che sta per divenir madre, disse che voleva sposarla per procura. Aggiunse: «Dal paese m’hanno scritto che non mi è stata fedele. Ma non voglio che venga al mondo un altro... come me».

Ho interrotto il servizio per occuparmi subito del compito sacro. Non v’è tempo da perdere!


Li 18. — Il povero Lucci non ha potuto compiere il suo dovere. L’eresipela, salita rapidamente, lo ha finito iersera, dopo un lungo vaneggiare, e violenti tentativi per balzare dal letto. Nel delirio tornava sempre quel pensiero. Nè il cappellano, nè suor Fabiola, nè io eravamo riusciti a calmarlo. Egli si aggrappava con forza convulsa alle mie braccia. Nè fu possibile trovare un momento di tregua per il Viatico. Mentre il cappellano amministrava l’Estrema Unzione, invocando sulle membra peccatrici il perdono di Dio, io pregavo anche per la donna sciagurata, alla quale ormai era stata data la spinta verso il precipizio, per la creatura che forse sarebbe stata gettata nel mondo come un triste imbarazzo.

De profundis clamavi ad Te, Domine.


Li 19. — I miei poveri piedi di 3° grado non finiscono mai di perdere il pollice. Il dottore ha preso una decisione. Per Bacci converrà fare addirittura il taglio di mezzo piede. Ma egli sa che avrà il suo apparecchio e che potrà camminare benissimo, e non si sgomenta.

E’ un tipo fine, intelligente, simpatico. Evidentemen-