Vai al contenuto

Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/318

Da Wikisource.
312 storia della decadenza

tamente preferirà. Negli spettacoli del primo genere che corrompeano i costumi de’ Greci anzichè no, la modestia bandiva necessariamente dallo stadio le vergini e le matrone; ne’ secondi in vece, nobili ed avvenenti donne accresceano co’ vezzi di lor presenza la pomposa decorazione della lizza, e il vincitore ricevea il premio dell’agilità e del coraggio dalle lor mani medesime. La forza e la destrezza che nella lotta e nel pugillato voleansi, hanno corrispondenze sol lontane ed incerte, co’ pregi ad un soldato essenziali: ma i tornei, siccome inventati vennero in Francia, e nell’Oriente e nell’Occidente imitati, una vera immagine delle militari fazioni presentano. I particolari certami, le generali scaramucce, le difese di un passo o di un castello, nel modo medesimo che alla guerra vi si eseguivano, e in entrambe le circostanze dall’abilità del guerriero nel regolare il suo corridore, e nell’adoperare la sua lancia, i buoni successi pendeano. Quasi sempre della lancia il cavaliere valeasi. E nel momento del maggior pericolo, cavalcava un grande ed impetuoso corridore, che nel tempo rimanente della giostra veniva condotto a mano; ed intanto un palafreno, avvezzo a più mite andatura, il suo ufizio al combattente prestava. Superflua cosa or sarebbe il descrivere la foggia degli elmi, delle spade, de’ cosciali, degli scudi, e mi basterà a tal proposito annotare che invece di pesanti corazze, i giacchi, o saj da guerra, il petto de’ combattenti coprirono. Dopo aver messa in resta la lunga lancia, e spronato violentemente il suo cavallo di battaglia, il cavaliere faceva impeto sull’avversario, impeto tanto forte ed immediato, che rade volte la cavalleria de’ Turchi e degli Arabi il potea sostenere. Ciascun cavaliere veniva nel campo