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126 del rinnovamento civile d'italia


La plebe è il cuore e il nervo delle nazioni, le quali potrebbero durare ancorché prive degli altri ordini, ma perirebbero incontanente se venisse meno la classe plebeia. Molti popoli inculti vissero e vivono senza patrizi, senza popolani grassi, senza borghesi; di una gente civile o barbara che non abbia plebe non si dá esempio. Plebe e nazione sono dunque indivise, e però si comprende come giacciano e sorgano di conserva, e come oggi che il riscatto delle classi minute è una necessitá insuperabile, non meno urgente sia il bisogno che hanno i popoli della nazionalitá loro; tanto che i due concetti e i due moti nascono da un principio unico. Se non che vi ha fra loro questo divario: che la plebe di uno Stato è cosa affatto interna verso di esso, laddove la nazionalitá tiene dell’intrinseco e dell’estrinseco egualmente. L’una è cosa assoluta, l’altra risiede in una relazione. Imperocché l’essere nazionale, versando nell’unione e autonomia dei popoli congeneri, importa l’indipendenza dagli estrani, e quindi un’attinenza verso i domini e i potentati forestieri. Perciò, non solo a conseguirlo ma a conservarlo, vuolsi operare eziandio di fuori, come uno di quei beni che non si posseggono con sicurezza se non si godono in comune. Ogni offesa che gli si faccia presso di un popolo gli nuoce e lo debilita presso i popoli contermini o che hanno seco molte e frequenti comunicazioni; pogniamo che di presente non se ne avveggano né il danno sia manifesto.

Donde segue che il primo canone di ogni sana politica si è di acquistare la nazionalitá, se giá non si possiede, o almeno di apparecchiarvisi: ottenutala, d’impedirne ogni violazione e di fare altresí ogni opera per ristabilirla e mantenerla intatta presso gli altri popoli. Quale Stato non tiene siffatto stile nelle condizioni presenti di Europa è tosto o tardi artefice a se stesso di gravi danni e di ruina. Ma i conservatori, che non veggono


    elle leur fait chercher sincèrement et avec persévérance les moyens les plus propres à réaliser le progrès social, en procurant à leurs semblables une plus grande somme de bien, soit de l’ordre moral, soit de l’ordre matèriel» (Sibour, Mandement du 8 juin 1851, Paris, 1851, pp. 52, 53).