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libro primo - capitolo decimo | 323 |
Quel germe di ambizione, che giace occulto nel cuore di tutti gli uomini, si svolse rapidamente nell’animo suo, crebbe a dismisura e prevalse agli antichi affetti. Lo indusse ad usar meco modi obliqui, coperti, subdoli, gesuitici, che non sarebbero scusabili verso un ignoto, non che con un vecchio amico che gli apriva tutto il suo cuore e pienamente gli si affidava. Sin dal primo nostro dissenso egli cominciò a ripetere le calunnie municipali che si spacciavano sul mio conto; e per renderle credibili, mi chiamava in pubblico «suo maestro»1 e condiva i biasimi con melate protestazioni sul mio candore e sul mio buon animo, quasi fossi zimbello d’altri quando ero di lui solamente. Mentre sedevo nel Consiglio di Gabrio Casati, egli veniva assiduamente a scovarmi per aver materia di abbattere l’amministrazione di cui facevo parte e tormi la confidenza del pubblico. E allorché piú tardi mi fu commesso di fare un nuovo ministero, egli svolse dall’entrarvi un uomo cospicuo il quale mi aveva quasi impegnata la sua parola. Il che fu causa dei tracolli seguenti, poiché tal compagnia saria forse bastata a tener saldo il senno de’ miei colleghi o almen quello del principe. Dopo il caso di Novara, scordate le fresche ingiurie, io porsi all’amico la mano per sovvenirlo; e il lettore ha inteso in che modo ne fui ricambiato. L’aver fatto svanire l’ultimo raggio di salute per la povera Italia può recarsi a cecitá di mente, ma il mancarmi della parola data e il rendere la mia legazione non solo inutile ma ridicola non ha tale scusa. Allora fu chiaro a tutti che il detto onore mi era stato conferito per allontanarmi e per ismaccarmi; al che forse egualmente miravano nel suo pensiero le offerte e disdette retribuzioni.
Niuno però creda che tali fossero le intenzioni del Pinelli sin da principio. Egli allora non voleva romperla meco; ma fondandosi nella bonarietá e condiscendenza mia solita a suo riguardo, stimava di potermi adoperare come strumento docile alle sue mire. Finché si trattò di cose poco rilevanti, io mi studiai di andargli a’ versi e di acconciarmi a’ suoi voleri; ma
- ↑ Pinelli, Alcuni schiarimenti ecc., p. 3.