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346 del rinnovamento civile d'italia


scrivere, attendono ad articoluzzi, a libriccini, ad opuscoletti, abborracciando anzi che componendo, mirando piú a muovere l'immaginativa, a maledire i buoni, calunniar gli avversari e accendere le passioni malevole, che a persuadere e ad instruire. Non troverai un solo libro di polso uscito da questa officina; e come la loro penna non profittò al Risorgimento italico, cosí non è da stupire se ella oggi sia tanto scarsa verso i moti che si preparano e in tanta ubertá di materie per meditare e scrivere. Ma senza ingegno fecondato dal sapere non si dá vena ideale, inventiva scientifica, novitá pellegrina di pensamenti. La letteratura manesca e spicciola dei puritani consta di luoghi comuni, tolti di peso dalle effemeridi di oltremonte; e da ciò nasce la sua infeconditá pratica, imperocché solo le dottrine vaste e squisite, che scuotono le menti e le informano di nuova luce, sono atte a far impressione gagliarda negli animi e a produrre quelle rivoluzioni morali onde nascono le civili.

L’avversione che portano all’ingegno e alla scienza assomiglia i puritani ai retrivi e in particolare al fior di essi, cioè ai gesuiti; né a ciò si ristringe (come vedremo) la parentela della setta col sodalizio. Non è giá che gli uni si propongano formalmente come gli altri di abolire il pensiero umano e di ritirarci agli ostrogoti, ma tendono senza addarsene allo stesso effetto1, perché la civiltá sfornita di solide cognizioni rinverte alla barbarie, e la democrazia svettata dell’ingegno, che ne è la cima, in demagogia traligna. Ché se i padri vogliono ricondurci alla teocrazia papale dei bassi tempi, molti dei puritani s’ingegnano di rinnovare le informi, deboli e torbide repubblichette de’ guelfi. Gli uni e gli altri, odiando il pensiero scientifico che è la virilitá dello spirito umano, tengono del menno o dell’ermafrodito; e molti dei secondi in ispecie non hanno di maschio che il volto squallido, i capelli folti e spiovuti, le barbe arruffate e ondeggianti. «Promissa barba et capilli

  1. «Dando altrui del ‘codino’, non s’avveggono di portar essi la coda piú folta e prolissa che si trovi oggi in Europa «(Operette politiche, t. ii, p. 347).