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182 del rinnovamento civile d’italia


nelle moltitudini, ogni riforma nazionale e popolana abbisognano della mente ordinatrice, e quindi presuppongono il culto e il predominio dell’ intelletto. La mancanza di questa condizione non solo fece fallire affatto il conato italiano e arrestando il francese lo rese sterile, ma viziò eziandio sugli altri articoli le dottrine politiche che nacquero da entrambi o contribuirono ad operarli.

Giá vedemmo che i puritani sotto pretesto di uguaglianza annientano il privilegio moderatore dell’ingegno, e che molti popolari si accostano alla stessa eresia, riponendo la legge suprema nell’arbitrio del maggior numero. I primi alterano del pari o spiantano la nazionalitá per vaghezza di cosmopolitia mal intesa; e cosi questo errore come l’odio dell’ ingegno allignano altresi nei municipali (benché per motivi e con temperamenti diversi) e non sono combattuti abbastanza dai conservatori e dai democratici. Egli è tanto piú da temere che tali preoccupazioni sieno per rinnovare i lor tristi fatti, quanto che esse si allargano ogni giorno in una certa classe di liberali, essendo nutrite dall’invidia, dall’ambizione, dalla cupidigia e protette da torto giudizio o da ignoranza. La disparitá degl’ingegni è un fatto universale e immutabile; e il pronunziato di Bacone: che «l’uomo può quanto sa» (onde segue che i sapienti debbono prevalere nell’indirizzo delle cose), è una legge invariabile della natura e societá umana. Le nazionalitá non sono manco naturali e impossibili a mutare che i siti, le tradizioni, le schiatte, le lingue; e in esse risiede l’individualitá dei popoli, come quella dell’uomo e delle prime aggregazioni è riposta nella persona, nella cittá e nella famiglia. Certi scrittori, che oggi per vezzo di paradossare pongono il progresso nell’abolire e ridurre la compagnia al municipio, non si avveggono di tornar essi alla rozzezza del medio evo e delle origini. Altri, che sostituiscono loro certi gruppi o agglomerazioni arbitrarie, si adoprano a cacciare la natura coll’arte, e non fanno altro che porre nazionalitá fattizie in luogo di quelle che vengono lentamente plasmate dai climi e dai secoli. Né i partimenti nazionali offendono l’unione cosmopolitica, anzi ne fanno parte, perché l’universale non può