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capitolo duodecimo 25


la maschera della Costituente. E si confidano per tal via di attuare i loro concetti, inducendo colle arti e col timore la futura assemblea ad acclamar la repubblica italiana e facendo che un piccolo stuolo di audaci sovrasti, come accade nei tempi di rivoluzione... Né giova il dire che il Piemonte potrebbe circoscrivere la balia de’ suoi delegati. Imperocché chi ci assicura che in un’assemblea mista tale circoscrizione sia per avere il suo effetto? chi ne accerta che quelli, atterriti da fazioni audacissime o da furia plebeia, non siano per trapassare le facoltá proprie mancano forse esempi di consessi strascinati a votare contro coscienza dalle minacce e dal terrore? Stoltezza sarebbe l’affidare senza necessitá estrema i piú gravi interessi all’eroico coraggio di pochi uomini. Senza che, come si può discutere e deliberare se non si ha un soggetto comune? Un’assemblea composta di membri eterogenei, gli uni dei quali avrebbero un mandato schiettamente federativo e gli altri un potere politico senza confini, mal si può intendere e correrebbe rischio di riuscire non un concilio ma un caos.

«La partecipazione alla nuova Costituente importerebbe inoltre dal canto nostro una violazione manifesta del voto dei popoli e del mandato parlamentare. Imperocché l’atto di unione fra gli antichi sudditi della casa di Savoia e i popoli lombardoveneti, assentito da questi e rogato dal nostro parlamento, ha per condizione che, finita la guerra, un’assemblea costituente e votante a universalitá di suffragi fermi i capitoli dello statuto monarchico che dee reggere il regno dell’alta Italia. Togliete via questa condizione, e il decreto del parlamento è rotto, gli abitanti della Venezia e della Lombardia vengono sciolti dal loro giuro. Ma l’aderire alle assemblee presenti di Toscana e di Roma è quanto un rinunziare all’assemblea futura, imperocché le une e l’altra essendo politiche, quelle escludono necessariamente questa. Né si può dire che le prime suppliscano alla seconda, essendo impossibile che ci convengano regolarmente gli abitatori delle provincie occupate ed oppresse dall’inimico. Ora il rompere uno statuto parlamentare è delitto: l’annullare anticipatamente quel regno dell’alta Italia, che dee riuscire il maggior presidio della comune