Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/305

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pagnato da santissimi costumi e miracoli, non costretti da arme o da violenza alcuna, avere ceduto i maggiori loro all’ imperio dei chierici, sottomesso volontariamente il collo al giogo tanto soave della pietá cristiana: ma ora qual necessitá, qual virtú, qual dignitá coprire in parte alcuna la infamia della servitú? La integritá forse della vita? gli esempi santi dei sacerdoti? i miracoli fatti da loro? E quale generazione essere al mondo piú corrotta, piú inquinata e di costumi piú brutti e piú perduti? e nella quale paia solamente miracoloso che Iddio, fonte della giustizia, comporti cosi lungamente tante scelleratezze? Sostenersi forse questa tirannide per la virtú delle armi, per la industria degli uomini o per i pensieri assidui della conservazione della maestá del pontificato? E quale generazione essere piú aliena dagli studi e dalle fatiche militari? piú dedita all’ozio e ai piaceri? e piú negligente alla dignitá e ai comodi dei successori? Avere in tutto il mondo similitudine due principati, quello dei pontefici romani e quello dei soldani del Cairo; perché né la dignitá del soldano né i gradi dei mammalucchi sono ereditari, ma passando di gente in gente si concedono ai forestieri ; e nondimeno essere piú vituperosa la servitú dei romani che quella dei popoli dell’Egitto e della Soria, perché la infamia di coloro rieuopre in qualche parte l’essere i mammalucchi uomini bellicosi e feroci, assuefatti alle fatiche e a vita aliena da tutte le delicatezze. Ma a chi servire i romani? A persone oziose ed ignave, forestieri e spesso ignobilissimi non meno di sangue che di costumi. Tempo essere di svegliarsi oramai da sonnolenza si grave, di ricordarsi che l’essere romano è nome gloriosissimo quando è accompagnato dalla virtú, ma che raddoppia il vitupèro e la infamia a chi ha messo in dimenticanza la onorata gloria de’ suoi maggiori. Appresentarsi facilissima la occasione, poiché in sulla morte del pontefice concorre la discordia tra loro medesimi : disunite le volontá dei re grandi, Italia piena di armi e di tumulti, e divenuta piú che mai in tempo alcuno a tutti i principi odiosa la tirannide sacerdotale» (d.

(1) Guicciardini, Stor., x, 1.