Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/358

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l’insegna dell’union nazionale e democratica d’Italia, esso dovrá dichiarare il carattere temporario e condizionale di tanto imperio, intimando una Dieta universale che, finita la guerra, ordini e fermi le condizioni definitive della penisola. L’azion subalpina si ristringerá adunque a cacciare il barbaro e a proclamare i principi assiomatici dell’unione, dell’indipendenza, della libertá e democrazia patria, che non han mestieri di deliberazione, lasciando all’assemblea futura il determinare la forma speciale dell’unitá italica e del reggimento. Cosi l’impero dittatorio e l’azione deliberativa concorreranno ugualmente all’impresa, dandole l’uno principio e l’altra perfezione. Senza il primo ella non avrebbe celeritá e vigore, senza la seconda mancherebbe di quella soliditá e fermezza che nasce dal pieno consenso dell’universale. La Dieta convocata dará satisfazione alle idee che corrono e agli amatori del legale procedere, acqueterá gli scrupoli, rimoverá i sospetti, ovvierá ai contrasti e servirá di passaggio dalla dittatura straordinaria e guerriera al regolato e pacifico imperio della nazione. D’altro lato, trovando ella al suo adunarsi giá inviato il primo indirizzo delle cose, non avrá gl’inconvenienti soprallegati di un’assemblea parallela al potere esecutivo e investita del carico sproporzionato di dare il primo impulso alle operazioni. Il qual carico ripugna alla natura dei corpi deliberativi, come si vide in Francia, dove il consesso nazionale sarebbe stato impari a salvarla, se la sua potenza non si fosse raccolta nelle mani di quel celebre e terribile triumvirato che prese nome dalla salute pubblica. Ma quando uno o pochi membri di un’adunanza danno legge al rimanente, non possono altrimenti riuscirvi che colla violenza e col terrore; onde nacque che i triumviri francesi lasciarono una memoria dolorosa e funesta per aver vinta una causa santa con mezzi atroci. Il che non avviene ogni volta che l’autoritá suprema non è commessa a una setta e ad un governo nuovo e vacillante, ma ad uno Stato antico e fermo, munito di florido esercito e avvezzo a umanitá, moderazione e giustizia da lunga abitudine; lode che non suol disdirsi al Piemonte eziandio da’ suoi nemici.