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72 del rinnovamento civile d'italia


all’Europa; onde spiacqui a coloro che non intendevano o non amavano questa politica e miravano a rendere il moto nostro non italiano ma subalpino. Io caddi perché mi studiai di avere una esatta notizia dei vari paesi e dei tempi, misurando il mio procedere dalle contingenze probabili dell’avvenire e cercando non solo di rimediare ai mali ma di antivenirli; il che parve strano a quelli che non vedevano piú lungi dell’anno e della provincia in cui viveano, né avvisavano nei fatti del quarantotto quelli del quarantanove e negli ultimi i casi che corrono presentemente. Io caddi perché mi venne meno l’appoggio del principe e l’aiuto di un vecchio amico in cui riposava l’animo mio; e mentre gli altri italiani aveano in me qualche fiducia, i miei cittadini me la negavano, forse per verificare la divina parola che «niuno è profeta in sua patria». Io caddi perché ebbi contro, prima successivamente e poi tutte insieme, le varie sètte, con cui parte dissentivo e parte mi accordavo, le quali mi seppero men grado per l’accordo che disgrado pel disparere, né seppero perdonarmi di non esser complice dei loro falli. Le mie stesse qualitá personali forse mi pregiudicarono, ché «le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore»1 da chi non crede che ai ciarlatani, e in un paese avvezzo agli ordini feudali dee parer troppo strano che un borghese moderi la cosa pubblica. Io caddi finalmente e cadde meco il Risorgimento italiano da me incominciato; il che mi fa tanto onore che non muterei la mia sorte col piú fortunato de’ miei avversari.



  1. Leopardi, Opere, t. ii, p. i83