Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/10

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e forza unica, cioè del pensiero, il quale, secondo la sublime sentenza di un antico, è signore dell’universo V) . «Tutte le altre potenze — dice il Pallavicino — s’inchinano all’intelletto: l’intelletto giudica di tutte le cose, l’intelletto governa il mondo; la possanza, la ricchezza e tutti gli altri beni sono meri strumenti dell’intelletto, dal quale depende il buono e laudevole o il reo e vituperevole uso loro» ( 1 2 ). Ma l’intelletto si appalesa nell’uomo sotto due forme, cioè come intuito confuso e come riflessione distinta, o vogliam dire come sentimento e come ragione. Similmente la parte della comunitá, in cui il senso del vero, del giusto, del bene, dei progressi civili, dello scopo ideale a cui aspira il genere umano, splende piú vivo e puro, si è la plebe, come quella che per la sua stessa rozzezza è piú vergine e prossima a natura, e non guasta da una scienza fallace, da mille interessi e preoccupazioni fattizie, da una morbida e corrotta educazione. Vedesi pertanto che il ceto plebeio non è solamente una forza materiale, come molti credono, ma eziandio morale, e di tanto rilievo quanto è il germe del pensiero verso il suo perfezionamento. Vero è che il sentimento non è notizia distinta; ignora e non possiede se stesso; prorompe per impeto e per modo d’inspirazione in certi momenti fortunati; spesso langue e si occulta, e non è capace di azione continua, ordinata, stabile. A tal effetto si ricerca l’aggiunta del pensiero maturato, cioè dell’ ingegno; laonde, siccome la riflessione è banditrice dell’intuito e lo studio è interprete della natura, cosi l’ingegno è turcimanno della moltitudine e la rappresenta naturalmente. In lui, quasi in un foco, si raccoglie e riverbera la mentalitá di tutto un popolo, come nella monade leibniziana si riflette l’universo. Dal che nasce la sua autonomia e sovranitá intrinseca, essendo egli delegato del popolo, perché di Dio e della natura, e non mica

(1) «...dux atgue imperator vitae mortalium animus est» (Sali.., Iug., l). «...ingenti egregia facinora, siculi anima, immortalia sunt» ( ibid ., 2). «Animus incorruptus, aeternus, rector hutnani generis, agi t atgue habel cuncta, negue ipse habetur» (ibid.). «...ingenium, guo negue melius negue amplius aliud in natura mortalium est» (ibid.).

(2) Perfezione cristiana, proemio.