Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/125

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propriamente e dirittamente la lingua colla quale volgarmente si ragiona e scrive, dee appellarla f fiorentina 1 2 e non ’ toscana ’ o f italica 5» Né Firenze fu solo la cuna ma è tuttavia il centro e la capitale della lingua patria, mercecché ivi la plebe (che è la parte piú viva e spontanea del popolo) la serba tuttavia incorrotta o quasi. La denominazione di «lingua toscana» tramezza fra le due altre e le accorda in un certo modo, accennando al principio e al progresso, al mezzo ed all’area, come la provincia è frapposta tra il municipio e la nazione. Non bisogna però dimenticare che a Roma e ad altre parti del dominio ecclesiastico è comune piú o meno il privilegio toscano, poiché la lingua patria ci suona viva e talvolta eziandio pura sulle labbra del popolo. Cosi, per cagion di esempio, il Leopardi, nativo di Recanati, piccola cittá del Piceno, lodata la pronunzia degli abitanti, dice che il loro volgare «abbonda in grandissima quantitá di frasi e motti e proverbi pretti toscani, che si trovano negli scrittori; e che in bocca dei contadini e della plebe minuta ci si sentono parole che noi non usiamo nel favellare, per fuggire l’affettazione» (2 \ Laonde Toscana e Roma e le altre adiacenze, in cui il senso intimo della nazionalitá italica prorompe e, per cosi dire, si traduce in lingua comune e in eloquio puro, dolce, armonioso sulle bocche plebeie, sono certo la regione piú patria della penisola e meritano di essere onorate col titolo d’«Italia italiana». L’Italia italiana è il capo e la cava, la piazza e la reggia del bel parlare italico, nella quale non mica i principi né i patrizi né i borghesi, ma la plebe (secondo il dettato di Platone) ha legittimo imperio. Dal che si raccoglie che, siccome si dá un’egemonia politica, militare, religiosa, scientifica o di altro genere; cosi trovasi pure l’egemonia della lingua, cui niuno presso di noi può disdire all’Italia centrale e alla Toscana massimamente. La quale, oltre la prerogativa delle origini, ha la gloria di averci dati i primi e i piú grandi scrittori e fondata quella compagnia che raccoglie e mantiene il piú bel

(1) Ercolano , Padova, 1744, p. 88. Vedi anche a c. 116.

(2) Epistolario , t. I, p. 41.